Luca Paganini a "Nostalgia 2014" : "Ci sentivamo imbattibili perchè ogni giocatore aveva una caratteristica che completava l'unione di una squadra"
Esattamente dieci anni dopo la trionfale stagione, chiusa con la vittoria del Frosinone allenato da Roberto Stellone contro il Lecce nella finalissima playoff del campionato di Serie C 2013/2014, i protagonisti giallazzurri di quell’impresa si sono raccontati tra aneddoti, segreti, emozioni e curiosità in un film-documentario realizzato dalla redazione di Extra Tv, chiamato "Nostalgia 2014". Ieri sera è andato in onda il terzo episodio, che ha visto come protagonisti Luca Paganini e Massimiliano Carlini.
Così ha parlato Luca Paganini:
Luca sono passati 10 anni, che ti viene in mente di quella stagione, di quell'anno, di quelle partite giocate in maniera clamorosa?
"Io mi ricordo un gruppo solido, un gruppo di ragazzi che ognuno aveva un obiettivo specifico ma che alla fine era comune. Eravamo dei ragazzi meravigliosi, un gruppo che proveniva da ogni parte d'Italia e dei caratteri ognuno diverso dall'altro. Posso dire che abbiamo conservato ancora un gruppo storico su WhatsApp, nel quale ogni tanto ci sentiamo spesso, magari per farci gli auguri o scrivere 'scemenze'".
Luca tu arrivi a Frosinone che eri praticamente un ragazzino, fai le giovanili e qualcosa di Prima Squadra...
"Si, io arrivo al Frosinone dalla Roma che ero giovanissimo. Mi allenavo con i ragazzi della Berretti, mi prende Ernesto Salvini ed inizio ad allenarmi in Prima Squadra. Poi avvenne il subentro di Roberto Stellone che era il mio allenatore e lui poi ci ha portato in sei o sette giovani in quella squadra. E da lì poi abbiamo iniziato a costruire il percorso".
Tu fai prima una buona parte di stagione, poi vai a Fondi a giocare...
"Sì, faccio una buona prima parte di stagione, giocando più o meno 10-15 partite e poi vado in prestito a Fondi per maturare un pò e 'farmi le ossa'. Quella fu per me una scelta importante e giusta. Io all'inizio ero un pò titubante ad andare e mi dispiaceva tanto accettare, perchè mi sembrava un piccolo fallimento. Però invece poi fu una scelta che prendemmo insieme ad Ernesto Salvini e si rivelò giusta perchè poi, quando tornai l'anno dopo a Frosinone, mi sentiì completamente un altro giocatore, più uomo, più maturato e che aveva già affrontato da titolare tante partite in C2, che comunque era un campionato professionistico".
L'anno dopo diventi titolare inamovibile ed una delle stelle di quella squadra. Hai avuto subito la percezione che poteva essere la stagione buona?
"Essendo così giovani, io ero forse il più piccolo di quella squadra, è stata una motivazione che mi è arrivata in crescendo. All'inizio, partita dopo partita, non avrei potuto immaginare che sarebbe accaduto tutto quello che poi è successo, soprattutto perchè mancava un pò di esperienza. Però, già dopo il girone di andata, dove comunque affrontammo tutte le squadre, capimmo che c'era qualcosa di importante e non avremmo potuto farci sfuggire un'opportunità così grande. Ce la potevamo giocare contro tutte le formazioni e, addirittura, le squadre più blasonate le mettemmo sotto".
Luca, che spogliatoio era, che spogliatoio hai trovato : c'eravate te, Mirko Gori, Daniele Frabotta, Altobelli che eravate ragazzini ed 'i piccoli del gruppo'. Poi però, c'erano anche i grandi giocatori come Daniel Ciofani, Alessandro Frara, Massimo Zappino. Ecco, che impatto è stato con lo spogliatoio?
"All'inizio noi eravamo spaventati perchè ritrovarsi nello spogliatoio con questi giocatori che comunque avevano fatto già una carriera importante e navigata, fece sì che noi arrivammo in punta di piedi e un pò silenziosi. Però poi, col passare della stagione prendemmo il via, ci presero sotto la loro ala. E tutt'oggi, ripeto, c'è ancora un rapporto meraviglioso con loro".
Con chi eri più legato del gruppo?
"Dei calciatori più giovani ero legato un pò con tutti. Dei più grandi invece, penso con Danilo Soddimo, che è rimasto ancora un pezzo di cuore".
Luca, tu giochi titolare e poi diventi fondamentale anche in zona gol. Il primo tuo gol realizzato è leggendario per il contesto ed il minuto, è quello che segni a Pagani. C'era fango, una domenica pazzesca...
"Mi ricordo che in quella domenica avevamo da poco passato il lutto del papà di Alessandro Fara in squadra. Motivo per il quale ci tenevamo tutti a fare bene. Ricordo la scena di Frara che era vicino al padre, guardava il telefono e si sentiva che sarebbe successo qualcosa, perchè per noi quella fu una partita fondamentale per il nostro percorso. Fortunatamente trovai questo gol all'ultimo minuto, che ci fece fare un passo importante nel campionato. Il tutto accadde nel fango, vento, acqua. Ci fu di tutto. Fu quella una bellissima e sofferta vittoria".
Luca, li nasce la famosa 'Zona Paganini'. Tu spesso realizzi gol dall'85' in poi: che cosa rappresenta questo, coincidenza, fortuna...
"No, fa parte anche un pò delle mie caratteristiche di resistenza. A fine gara, quando magari l'avversario è un pò più sulle gambe, cotto e cala l'attenzione quando sei stanco, io fortunatamente in quei minuti ho ancora un pò di energie e riesco a dare il meglio. Sono un pò come undiesel io..."
Questo dipende anche un pò dalla preparazione che hai fatto da ragazzino...
"Questa è anche un pò, secondo me, una caratteristica che tanti giocatori hanno. Lavorare sui polmoni è vero che aiuta tanto, però secondo me ci vuole anche una predisposizione genetica".
Frosinone-Gubbio, nel secondo tempo si gioca in nove e nel post partita Stellone disse che in inferiorità numerica, tutti avrebbe potuto togliere dal campo, tranne te perchè in inferiorità numerica eri un giocatore fondamentale...
"Quella contro il Gubbio fu un'altra partita spettacolare..."
Che partita fu per te, quella dei playoff contro il Pisa. Era il 25 maggio, 2-1, partita decisa all'ultimo istante in un "Matusa" strapieno. Il boato al gol di Luca Paganini in Frosinone-Pisa non si è poi mai più sentito in quello stadio...
"Fu inaspettato perchè mi arrivò una palla a centrocampo da parte di Gucher. Io mi giro e poi lì fu una cosa inconscia: vidi la porta, era un pò di tempo che durante la settimana provavo il tiro da fuori. Mi immaginai e visualizzai nella mia mente di fare quel tiro. Partì questo tiro che si andò ad infrangere sotto l'incrocio dei pali. C'era Provedel in porta, ed io ricordo questo boato bellissimo della gente sotto la Nord, con il Direttore Giannitti che corre in campo..."
Luca, tu eri un ragazzino, come l'hai affrontata la doppia finale contro il Lecce. E' comunque una responsabilità...
"E' una grossa responsabilità. Però arrivato a quel punto della stagione non ci si può tirare indietro: giovani o grandi, non importa come si è, bisogna 'buttarsi nel fuoco'. Tutto quello che si ha in corpo bisogna metterlo in campo, a prescindere da tutto quanto. La grande mano ce l'hanno data anche i giocatori della squadra che erano più grandi, i quali ci proteggevano sempre, anche in queste situazioni nelle quali c'era grande responsabilità. Sapevano sempre dire la parola giusta e dare del supporto per far scendere in campo abbastanza spensierati e leggeri".
Come si affronta una finale Luca: la preparazione, la tensione che c'è...
"C'è tanta tensione prima di una finale del genere. Quella tensione lì non è paragonabile a quella che poi ebbi in Serie B ed in A. Fu più alta in quell'anno lì, perchè era veramente importante per tutti quanti. Ed essere promossi dalla B alla C, avrebbe davvero cambiato la vita a noi tutti. Vincere contro u Lecce che era veramente forte, rappresentò davvero quello step e quel cambiamento che si doveva fare per modificare la vita di tutti quanti. E così poi è stato alla fine".
Il tuo gol del pareggio nella finale di ritorno è poi determinante, perchè arriva alla fine del primo tempo. Fu una rete che sbloccò la squadra anche mentalmente...
"Si, tantissimo. Ricordo ancora l'azione d el gol, in cui ci fu uno scambio tra Soddimo e Crivello sulla fascia e Roberto mise una bella palla dentro. Quell'1-1 fu importante perchè andare sul risultato di pareggio a fine primo tempo fu per loro una mazzata, perchè loro si sentivano già protetti dal vantaggio. Noi riuscimmo a segnare quel gol dell'1-1, che ci diede una carica importante".
Come l'hai festeggiata quella promozione Luca, per tu fu il primo trionfo della carriera, (che poi coincise con il giorno del tuo compleanno)....
"Si, l'8 giugno fu poi il mio compleanno. La giornata la trascorsi con i tifosi e poi mi sono goduto i festeggiamenti a casa, in famiglia".
Fai gol ai quarti, in semifinale ed in finale. Sei stato un pò l'uomo copertina di quei playoff ed il personaggio di quel Frosinone...
"Si, parliamo sempre di quella 'Zona Paganini', agli ultimi minuti ed a fine campionato. Segnare in tutte e tre quelle gare importanti fu veramente un qualcosa di bello e motivo di orgoglio. Sono veramente contento. Ricordare poi quei momenti per me, è sempre qualcosa di meraviglioso".
Da lì poi cambia un pò la vita di tutti, perchè arriverà la B e poi dalla B alla A La B, per come fu interpretata sembrò quasi una passeggiata di salute, ma in realtà non fu così...
"Siamo partiti con un piccolo di timore, che però ci ha fatto alzare la consapevolezza di essere forti. Ogni gara noi l'affrontammo come se fosse una finale. La cornice di pubblico in quello stadio, ricordo che era sempre bellissima, lo stadio era sempre pieno ed i tifosi erano caldissimi. Per noi, dall'inizio alla fine, ogni partita rappresentava una finale. Così facendo, alla fine andammo in A diretti..."
Che cosa rappresenta la Serie A?
"La Serie A rappresenta il sogno di tutti. Tutti, quando iniziano a giocare, sognerebbero di giocare e fare un gol in Serie A. Arrivarci quindi è stato veramente un sogno".
Quanto vi ha dato in quegli anni il "Matusa", che oggi non c'è più...
"Il 'Fattore Matusa' era molto importante. Io poi conoscevo tanti avversari, che mi raccontavano quanto fosse difficile giocare in quello stadio. Ed il manto erboso del "Matusa" era un qualcosa che ci invidiavano tutti. La nostra forza è stata di avere uno stadio piccolo, compatto e con la tifoseria attaccata. Era veramente un campo ostico".
Che cosa ha rappresentato invece il passaggio ad uno stadio come lo "Stirpe"...
"Era un passo che il Frosinone doveva compiere. Lo "Stirpe" è stata la consacrazione di tanto lavoro e sacrificio di una squadra, di un gruppo e di una città che viene ripagato con uno stadio che è invidiato in tutta Italia".
Luca, personaggi particolarmente influenti nella tua carriera: Roberto Stellone...
"Il mister mi ha visto crescere, mi ha dato tanto. Molto lo devo a lui. E' un allenatore fantastico, persona fantastica, un uomo vero e un uomo squadra. Secondo me ha influito tanto il fatto che lui a quel tempo smise da poco di giocare , si buttò subito in una nuova esperienz. Sapeva comunicare molto bene. E' stato un grande comunicatore per tutti quanti. Sapeva sempre dire la parola giusta al momento giusto".
Vi ha inculcato a voi più piccoli del gruppo anche la mentalità del giocatore.
"A noi giovani ha aiutato tantissimo perchè ci ha spiegato l'essenziale per come stare in una squadra con gente più grande, il come comportarsi . Ci ha insegnato anche il fare il passo indietro negli atteggiamenti, se magari un compagno di squadra più grande ti riprende. Questa disciplina ce l'ha insegnata veramente alla grande".
Nel tuo ruolo in campo c'è anche un pò di Roberto Stellone?
"Sicuramente è partito da lui. Io inizialmente giocavo più a sinistra. Lui disse invece che avevo delle caratteristiche importanti per andare al cross e chiudere sempre l'azione. C'è tanto del suo insegnamento nelle mie caratteristiche e nel mio ruolo per tutto il prosieguo poi della mia carriera".
Ernesto Salvini è stato il tuo scopritore...
"Il direttore è stata un'altra persona fondamentale per il mio percorso. E' stata una persona meravigliosa. Lui mi viene a prendere alla Roma e mi porta a Frosinone, senza volerne sapere nulla. Mi disse di andare senza se e senza ma che ci avrebbe pensato lui. Salvini ebbe un colloquio anche con la mia famiglia. E questa fu una cosa importante, perchè un Direttore che ha un rapporto anche con mamma e papà ti trasmette fiducia. A me Salvini ha trattato sempre come un figlio. A lui devo tanto".
Che rapporto aveva con voi 'piccoli del gruppo' invece il presidente Maurizio Stirpe?
"Strategicamente è stato secondo me perfetto il presidente. Non ci ha mai detto quella parola di troppo per metterci quella pressione o magari qualcosa in più. Magari andava dai calciatori più grandi e ce la faceva arrivare. Però con noi è stata sempre una persona perfetta. Non c'è mai stato un grandissimo rapporto, però per noi c'era un rispetto enorme nei suoi confronti".
Luca, a Frosinone ti conosciamo benissimo: hai questa esplosività e questo fisico che ti permette di non mollare mai e diu essere determinante nei minuti finali. E poi il colpo di testa: tanti gol che hai segnato con la maglia del Frosinone li segni con il cross che arriva da una parte e te che sbuchi sul secondo palo e fai gol. Avevi quindi anche questa grande capacità di elevazione...
"Si, ho questa lettura nel prendere bene il terzo tempo di testa, che era una mia caratteristica importante. Dentro l'area di rigore c'era sempre Danile Ciofani, se il cross usciva più lungo, arrivavo io da dietro e spesso e volentieri abbiamo trovato soluzioni importanti con il gol di testa.Si, soprattutto da giovane ero un calciatore più esplosivo, che ragionava di meno. Avevo rapidità, fiscità, corsa, resitenza. Fisicamente ero fastidios. Erano caratteristiche queste che mi contraddistinguevano".
La scelta del numero si maglia: all'inizio prendi il 17...
"Si, all'inizio ho preso il 17 che ha portato bene per il contesto e tutto quanto. Poi però sugli infortuni un pò meno...Infatti poi lo cambiai e nel post Frara presi il 7. Ed adesso a Pesaro ho il 77, quindi rimango sempre legato al 7 che è un numero che mi piace particolarmente".
Cosa rappresenta per te segnare un gol?
"Il gol è quello che provi durante la settimana. Ma la cosa bella del gol, almeno per me, è il regalare una gioia alla squadra. Segnare un gol che ti permette di vincere una partita, ti fa affrontare poi la settimana successiva in maniera più serena e di conseguenza poi, la regali anche a tutti i tuoi compagni. La gioia che ti provoca segnare un gol è difficile da poter spiegare a parole. Festeggiare un gol con i compagni di squadra con i quali soffri tutti i giorni è meraviglioso".
Ci sono stati momenti complicati a livello di risultati nel ciclo a Frosinone?
"Ci sono stati sì momenti complicati, però allo stesso tempo ricordo che ci facevamo forza a vicenda. Era un qualcosa di magico, un dolore che no ti caricavi tutto addosso da solo, ma che dividevi con tutti i compagni. Ne uscivamo quindi tutti sempre a testa alta, consapevoli di avere un gruppo veramente forte ed affamato. La chiave del nostro successo è stata questa fame di voler raggiungere obiettivi impensabili".
Vi sentivate anche imbattibili?
"Noi ad un certo punto ci sentivamo imbattibili. Perchè ogni giocatore aveva una caratteristica che completava l'unione di una squadra. Ad un certo punto, quando arrivava una serie di risultati positivi di fila, noi ci sentivamo sempre la squadra più forte. Questa è stata la chiave di lettura per fare risultati importanti anche in categorie superiori".
Luca, gli infortuni: te ti rompi il crociato tre volte a Frosinone...
"Si, una volta contro la Salernitana in casa con Marino, il secondo dopo il gol al Cittadella nel playoff ed il terzo a Pescara. E giocai la finale di andata playoff contro il Palermo, senza legamento. Ho stretto i denti..."
Come si affrontano quei momenti?
"Si affrontano con tanto coraggio, le ricadute poi sono sempre brutte. Il terzo infortunio poi è stato veramente una mazzata. Però questo è il mio lavoro, quindi bisogna essere professionisti, professionali e lavorare. Perchè anche se non si può tornare come prima, non si può mai gettare la spugna e molare".
L'addio al Frosinone: lasci il Frosinone nel 2020 perchè sei in scadenza di contratto. L'offerta di rinnovo c'è, ma per una tua scelta...
"E' stata una scelta di vita. Io a Frosinone mi sentivo di più che a casa. Ho deciso di fare qualche esperienza fuori, anche per vedere come reagivo lontano da caso. A livello personale sono cresciuto tanto. Ci sono stati momenti difficili, ma lo sapevo. Non rinnego nulla, quello che però è accaduto a Frosinone è stato qualcosa di magico. Nulla però è per sempre, ed è giusto che sia andata così".
Poi vai a Lecce dove ritrovi Corini, con il quale facesti l'esordio...
"E' stato un bel momento ritrovarlo. Il mister è sempre una persona precisissima ed educata, oltre che un grande allenatore. E' stato un piacere ritrovarlo".
Poi Ascoli, Trieste, ora Pesaro, ma prima una stagione nel Latina. dopo una vita a Frosinone, come è stata?
"All'inizio ho un pò patito, perchè la gente di Frosinone è molto legata al territorio, così come a Latina. Però siamo nel 2024, io devo fare il professionista. Mi dispiace se qualcuno si offende però io voglio giocare a pallone..."
Tu hai avuto in carriera dei fratellini acquisti come Mirko Gori e Daniele Altobelli...
"Sono fratelli, perchè oltre al calcio vivevamo anche insieme.Conosci tutto di loro, sono rapporti belli questi, che poi si mantengono nel tempo e legami forti".