Massimo Zappino a "Nostalgia 2014": "Eravamo un grande gruppo. Arrivai a Frosinone con Graziani, fu la svolta della mia carriera"

L'intervista realizzata durante "Nostalgia 2014" a Massimo Zappino, uno dei grandi artefici della doppia promozione dalla Serie C alla A del Frosinone
23.11.2024 16:30 di  Francesco Cenci   vedi letture
Massimo Zappino a "Nostalgia 2014": "Eravamo un grande gruppo. Arrivai a Frosinone con Graziani, fu la svolta della mia carriera"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Esattamente dieci anni dopo la trionfale stagione, chiusa con la vittoria del Frosinone allenato da Roberto Stellone contro il Lecce nella finalissima playoff del campionato di Serie C 2013/2014, i protagonisti giallazzurri di quell’impresa si sono  raccontati tra aneddoti, segreti, emozioni e curiosità in un film-documentario realizzato dalla redazione di Extra Tv, chiamato "Nostalgia 2014". Giovedì sera è andato in onda il sesto episodio, che ha visto come protagonisti Massimo Zappino e Michele Mangiapelo.

Così ha parlato Massimo Zappino:

"Da quando sono andato via da Frosinone, sono rimasto in Sicilia,a Siracusa. Dove alleno i giovani bambini che vorranno un giorno diventare portieri".

Che cosa guardi di un portiere?

"Inizialmente guardo al carattere, poi la tecnica è una conseguenza e si sviluppa piano piano. Se si ricordano i caratteri che avevano Bardi e Lòeali, secondo me, erano due caratteri che potevano fare di tutto, meno che i portieri. Però alla fine sono diventati forti entrambi, ma inizialmente non ti trasmettevano quella cattiveria e quella "sana ignoranza" che ha un portiere e che, in parte, avevo anche io. Io avevo 'l'ignoranza' e loro la bravura. Questo mancava a loro. Ricordo che ogni volta che si prendeva un gol con loro, era come se non fosse accaduto nulla. Io invece, mi agitavo anche se subivo un solo tiro".

Turati ti piace?

"Si, è un 'pazzo'. E' un 'pazzo' ed è anche forte". 

Hai avuto modo in questo tempo di risentire il Presidente Stirpe?

"Si, ci sentiamo soprattutto in occasione dei nostri compleanni o per scambiarci gli auguri nei periodi delle feste. Anche con il Direttore Angelozzi ci sentiamo spesso, perchè io l'ho avuto, il mister era Ivo Iaconi. In quel periodo ero nella Berretti del Catania e poi feci anche il ruolo di terzo portiere in C1. Ricordo che i portieri titolari di quel Catania erano Iezzo e Zancopè, ed io, come detto, ero il terzo. Si giocò in qiuella settimana Palermo-Ctania. Iezzo si fece male e ricordo che il Direttore Angelozzi disse quel giorno in macchina: 'Zappino, te la senti di giocare nel caso Zancopè non ce la facesse?' E io risposi certo. E, contestualmente, ricordo anche che il Presidente Stirpe era già un bel pò di tempo che lo voleva prendere, perchè ha profonda stima su di lui".

Chi ti portò la prima volta a Frosinone, Graziani?

"Si, Graziani. Lui mi telefonò, parlammo e il giorno dopo si presentò all'aereoporto di Catania per incontrarmi di persona. E' stato veramente un grande. Ricordo le sue parole: "Devi essere con noi!". e l'affare  si concluse in due minuti. Quella fu veramente la svolta della mia carriera".

A primo impatto, cosa ti torna in mente della stagione 2013/14?

"La nostra prospettiva fu quella di entrare almeno nei playoff. Poi capimmo tra di noi, vedendo le squadre. che ce la potevamo fare e che potevamo giocarcela con tutte. Noi non eravamo una squadra di fenomeni, ma nemmeno le altre avevano i fenomeni. Quindi, col passare delle domeniche ci è venuta la convinzione di provarci fino alla fine e di dare il massimo. La vittoria nella partita contro il Lecce poi, fu il frutto del gruppo, dello spogliatoio e anche della piazza. Quando si gioca e lavora in una piazza che ti trasmette serenità e tranquillità e dove c'è un rapporto costante tra giocatore-città- tifoso, quello fa tanto e porta anche a raggiungere l'obiettivo più facilmente. Se invece si ha la pressione, si può essere anche la squadra più forte del mondo ma se no si riscontra un tipo di legame particolare tra città, giocatori e tifosi, diventa poi difficile raggiungere l'obiettivo". 

Massimo, che tipo di gruppo e spogliatoio eravate?

"Ogni volta che arrivava nel nostro gruppo un giocatore nuovo, la prima cosa che dicevo a loro era quella di dare il massimo e di essere sempre umili, perchè l'umiltà poi porta anche farti volere bene dalla gente di Frosinone. Ricordo quando Blanchard arrivò al Frosinone dalla Feralpisalò e aveva quest'anima un pò da fighettino. E io inizialmente dovetti un pò riprenderlo sotto questo aspetto. Piano piano poi lui capì e diventò come tutti noi. Non mi permetto di giudicare poi l'anno della Serie B, quando lui andò al Carpi. Ma credo che si mangiò le mani perchè a Frosinone era ben voluto e aveva anche un contratto importante. Andò invece al Carpi che, alla fine, non ha nulla di che. Se invece fosse rimasto al Frosinone penso che sarebbe stato ben voluto da tutti. Le qualità le aveva . Per come ha lasciato ha perso un pò quello che di buono ha fatto".

C'erano  tanti 'matti' anche in quello spogliatoio?

"Eravamo tutti matti, compreso il magazziniere, (ride,n.d.r.)."

Su Stellone: "Ha saputo gestire e a capire il carattere di ognuno di noi. C'era una fiducia iniziale, anche di amicizia, che iul mister però ci avrebbe tolto se la domenica non avessimo dato il massimo in campo". 

Durante un campionato, ci sono anche momenti complicati. Si litiga nello spogliatoio, ci sono faccia a faccia?

"No, a litigare non si litiga. Quando si attraversava un periodo nel quale non arrivavano i risultati, il morale era giù. Ma nel frattempo bisognava far qualcosa per tirarsi su. Intanto parlavamo molto, guardandoci in faccia per capire che cosa nona andasse. Poi nello stesso momento, durante la settimana, nei momento di svago, andavamo tutti insieme in qualche locale o a fare serata per compattarci e fare gruppo. Tutto questo lo facevamo per liberarci dai pensieri negativi di quel preciso momento. Bisognava essere liberi soprattutto di testa".

Frosinone-Lecce è ancora la partita per eccellenza...

"Quando andammo a Lecce, pensavo di trovare un clima più caldo. Ed invece, in quella finale di andata era come se stessimo giocando una partita di campionato. Facemmo 1-1 a Lecce. La settimana successiva eravamo tranquilli, perchè sapevamo di essere forti. Quando nel ritorno noi andammo sotto 0-1, un pò di paura ci venne. Perchè non potevamo perdere il campionato in casa. Poi per fortuna pareggiamo la gara con Paganini, andammo ai supplementari e poi il nostro capitano, grande capitano Frara, fece gol di testa e festeggiammo in un delirio totale, quello che meritavamo: salire in Serie B".

Un ricordo poi, va a Domenico Costantini: "Era il numero 1. E' stato come un padre. Al di là del campo, eravamo un gruppo anche al di fuori del rettangolo di gioco. Io andavo anche a trovarlo nel suo paese per mangiare insieme. Era una persona eccezionale".

Dopo il Lecce, il Frosinone va in Serie B. Tu riconquisti la Serie B otto anni dopo. Dopo che succeede, vai via, torni...

"Io dopo aver vissuto quattro-cinque a Frosinone andai via, perchè c'era la trattativa sia on il Chievo che con il Brescia. Il Presidente Stirpe mi voleva indirizzare verso il Brescia. Io, con il mio procuratore invece, pensammo che tra Brescia e Chievo, a Verona c'era la possibilità di fare qualche partita in più, dato che il titolare era Squinzi che aveva 33 anni. Penso che questa scelta che feci, il Presidente Stirpe se la è un pò legata al dito. Io andai al Chievo, feci sei mesi, per poi andare alla Pro Sesto in C1 e poi girai parecchio, andando anche all'estero. Poi, dopo un pò di tempo tornai a Siracusa, chiamai Stirpe. Quando ci fu Siracusa-Frosinone andai in albergo per parlare con Meluso per dire che io ero lì. Passò un mese in cui non sentìì più nessuno. Mi telefonò poi Corini e mi disse che il giorno successivo sarei dovuto andare a Frosinone. Il giorno dopo andai a Supino, feci due settimane di preparazione atletica. Poi ci fu la partita a Lanciano, dove il mister mi fece giocare. Io non me lo aspettavo, perchè ancora onestamente non ero in forma. Giocai, facemmo 0-0 e da lì non sono uscito più".

Dopo Frosinone-Lecce, nella storia del club giallazzurro c'è Frosinone-Crotone...

"La parata su quel calcio di rigore in favore del Crotone l'ho sentita mia, non solo perchè è avvenuta sotto la Curva Nord, ma perchè eravamo sopra 2-0 e se avessimo subito il 2-1, sarebbe stato complicato. Il rigore parato e 5' più tardi il gol del 3-0 segnato da Dionisi è stato come un sogno e il voler dire quindi: noi siamo in Serie A! Poi da lì fu tutto veramente troppo bello".

Zappino e il rapporto col derby contro il Latina: "Io sentivo più la partita contro il Latina che quelle contro Lecce e Crotone, perchè oltre che giocatore, io sono un tifoso e un ciociaro doc. Vai a giocare a Latina e calcisticamente è una soprta di guerra per me".

Poi c'è quel Frosinone-Palermo, nel quale tu eri in panchina...

!I tifosi e la società palermitana rimasero attaccati su questo pallone buttato. In realtà, un mio compagno di squadra, sbagliando, gettò questo pallone in campo. Ma non fu un gesto anti sportivo, ma un gesto istintivo, che non influiva sull'azione. Io penso che alla fine, meritammo noi al ritorno di andare in Serie A