La crescita del mondo Frosinone passa anche dalla crescita di alcuni tifosi...

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Sbagliare è umano e a Lecce ha sbagliato Stefano Turati. Come tutti i portieri, anche l'estremo difensore del Frosinone è incappato in una giornata no e gli errori in occasione dei gol del Lecce sono stati evidenti. C'è chi ricorda che non sono i primi in stagione, ed è vero, ma vanno ricordate anche le grandi parate che hanno permesso al Frosinone di conquistare dei punti in altre occasioni (contro il Sassuolo ad esempio). Troppo facile sparare a zero su un ragazzo di 22 anni che sa già di aver sbagliato. Turati è un giovane portiere, un giovane calciatore, e a tutti i giovani va concesso di sbagliare.

Nelle ultime ore sui social si è scatenato un vero e proprio attacco contro il numero 80 del Frosinone calcio, con tanti tifosi canarini che si sono scagliati nei commenti contro Turati invocando anche l'impiego di Cerofolini nelle prossime gare, giocherà a Napoli a prescindere da quanto accaduto a Lecce. Giusto che chi paga il biglietto, l'abbonamento, spenda i soldi per seguire la squadra in trasferta o si abboni alla pay tv per guardare la partita abbia il diritto di criticare ma bisogna sempre mantenere un certo equilibrio.

Turati, nonostante abbia esordito in A a 18 anni, non è mai stato un portiere fenomeno, il più forte al mondo per intenderci, ma nemmeno il più scarso. E' un giovane portiere con delle qualità importanti e con grandi margini di miglioramento, non un fenomeno e non un brocco. L'attacco arrivato dal mondo social nelle ultime ore non fa bene a nessuno: non fa bene al ragazzo e non fa bene al Frosinone. Se fino a qualche settimana fa, Turati era un idolo del popolo giallazzurro, il "capo ultras" in campo dei canarini, ora non può essere diventato l'uomo da crocifiggere. Turati ha sbagliato e probabilmente sbaglierà ancora in futuro ma serve equilibrio nei giudizi.

La crescita del mondo Frosinone, passa anche da questo: dalla crescita di alcuni tifosi che troppo spesso passano dall'esaltare al demolire un calciatore o la squadra con troppa semplicità