Danilo Soddimo a Nostalgia 2014: "A Frosinone, tra squadra e tifoseria, si era creata un'atmosfera magica che mi ha permesso di rendere al meglio"

L'intervista realizzata durante "Nostalgia 2014" a Danilo Soddimo, uno dei grandi artefici della doppia promozione dalla Serie C alla A del Frosinone
13.12.2024 11:30 di  Francesco Cenci   vedi letture
Danilo Soddimo a Nostalgia 2014: "A Frosinone, tra squadra e tifoseria, si era creata un'atmosfera magica che mi ha permesso di rendere al meglio"
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© foto di Federico Gaetano

Esattamente dieci anni dopo la trionfale stagione, chiusa con la vittoria del Frosinone allenato da Roberto Stellone contro il Lecce nella finalissima playoff del campionato di Serie C 2013/2014, i protagonisti giallazzurri di quell’impresa si sono  raccontati tra aneddoti, segreti, emozioni e curiosità in un film-documentario realizzato dalla redazione di Extra Tv, chiamato "Nostalgia 2014". Ieri sera è andato in onda il nono ed ultimo episodio, che ha visto come protagonisti l'allenatore canarino, artefice di quella doppia e straordinaria impresa Roberto Stellone e Danilo Soddimo.

Così ha parlato Danilo Soddimo:

Danilo, sono passati dieci anni da quella stagione magica che ha un pò cambiato la storia del Frosinone. Che ricordi hai di quegli anni e dei tuoi primi mesi vissuti nel Frosinone?

"Iniziò tutto lì. Ho troppi bei ricordi. Il primo che mi ritorna subito il mette è il patto che facemmo fra la tifoseria giallazzurra e noi calciatori. Dovevamo essere un gruppo unico, il più coeso possibile, con lo scopo di far amalgamare i calciatori insieme ai tifosi. Dovevamo essere uno zoccolo duro tutti insieme: tifoseria e squadra. Poi, piano piano, in quel percorso riuscimmo nell'intento che ci prefissammo: quello di essere una sola cosa. Infatti quella fu un'annata fantastica, con dei compagni di squadra con i quali ancora, tutt'oggi, ci sentiamo di frequente. Fu un anno pazzesco, nel quale poi il Frosinone ha iniziato il suo percorso. E ancora oggi, nonostante la retrocessione dalla Serie A, sono convinto che il Presidente Stirpe e la società avranno pianificato bene il tutto, Questo è un aspetto che fa sicuramente piacere anche a noi, ex calciatori giallazzurri, perchè anche noi restiamo sempre dei tifosi del Frosinone".

Danilo, che cosa aveva di speciale quel gruppo che poi fece la differenza non solo in C, ma anche in B e in parte in Serie A?

"Eravamo sì un gruppo un pò 'pazzo' ma, allo stesso tempo, intelligente. Eravamo un gruppo un pò folle. Ricordo che in due anni, sia nel campionato di C che di B, perdemmo una sola partita che fu quella in casa contro la Ternana nell'anno della Serie B al 'Matusa'. Ci fu la nebbia quella sera a Frosinone e credo che Crivello forse sbagliò ad indossare la tipologia di scarpini: rinviò il pallone all'indietro e loro segnarono in contropiede. Anche questo però, fa capire che tipo di gruppo eravamo".

Mister Stellone invece quanto incise in quella cavalcata Danilo?

"Mister Stellone secondo me, incise tantissimo. L'allenatore in questi casi è veramente importante. Anche all'inizio, appena io arrivai nel Frosinone, Stellone fu un comunicatore anche 'strategico', se così si può dire. Era una persona che ci ha saputo fare con noi, oltre che a saper lavorare bene sul campo. Durante gli allenamenti avevamo zero tempi morti. Allenamenti che erano sì corti, ma allo stesso tempo efficaci ed intensi. Il mister era anche una persona molto empatica nei nostri confronti, con la quale ci potevi parlare e che ti aiutava nel momento del bisogno. Inoltre, Stellone sapeva anche sdrammatizzare quando la tensione per noi fu un pò più alta del dovuto. Secondo me fu quindi molto importante avere mister Stellone in quel percorso lì".

Danilo, la partita svolta della storia del Frosinone è Frosinone-Lecce, quella el gol di Frara. Che ricordi hai di quella partita Danilo, la finalissima di quella stagione?

"E' stato tutto troppo bello. Queste sono cose che devi vivere per poterle spiegare e farle capire alla gente. Io credo che lì tutti, anche in città, capimmo che in quel momento fu troppo importante quella partita. Ma non per il salto di categoria in sè, anche perchè il Frosinone era già stato in B nel passato. Ma vincere fu importante soprattutto per quel gruppo che eravamo e per quella bella situazione che si era creata tra di noi e con i tifosi e la città. Ancora oggi infatti, quando mi capita di venire a passeggiare a Frosinone e parlo con la gente, mi dicono sempre che non si è mai ricreato negli anni, quella tipologia di gruppo che eravamo noi. Quelle persone, soprattutto a livello umano, ad oggi è un pò più difficile ritrovarle. E infatti, secondo me la cosa più importante in quegli anni fu proprio quella: l'umanità che c'era fra tutti noi".

Danilo, poi te sei stato protagonista anche nella stagione successiva in Serie B, quella che portò alla Serie A. Di gol non ne facesti tantissimi, ti piaceva fare di più la giocata ad effetto o l'assist per i compagni di squadra..

"Si, io ero un tipo di calciatore poi, che quando parlavo con il mister di questo aspetto, gli dicevo che se avessi segnato poco in quell'anno, allora quello avrebbe voluto dire che forse avremmo potuto vincere il campionato. Quindi per me andava bene in questa maniera". 

Quell'anno però fai gol decisivi, come quelli segnati contro Bologna, Cittadella. Insomma, riesci ad incidere anche sotto porta...

"Sì. Anche se io non sono stato mai uno che ha vissuto per fare gol quando giocavo. Sono sempre stato un tipo di calciatore che ha vissuto per la squadra. Per me dunque era importante il gruppo e portare i punti a casa. Ma questa non è una fase fatta, fu realmente così. L'importante, secondo me. era sempre emergere a livello di gruppo e non come singolo".

La prima Serie A, giocata con mister Stellone in panchina, lascia un pò di rimpianti a distanza di anni secondo te, per non essere riusciti ad ottenere una salvezza che era veramente lì, a portata di mano?

"Secondo me, se in quell'epoca ci fosse stato lo strumento del Var come oggi, può darsi che qualcosa in più saremmo riusciti a raccoglierlo. Sappiamo tutti come andarono certe partite, nelle quali con il Var, probabilmente, sarebbero andate in maniera diversa. E magari, avremmo potuto avere quei punti in classifica in più per poterci salvare".

A Frosinone hai lasciato un pezzo di cuore Danilo, perchè non si vede spesso un calciatore che va in Curva insieme agli altri supporters a tifare. Questo fa parte anche un pò del tuo personaggio no?

"Io da quando ho iniziato a giocare mi sono sempre sentito un 'giocatore del popolo'. Non ho mai giocato per me stesso, ma anche per gli altri e per far divertire e gioire con gli altri. L'atmosfera che si creò lì a Frosinone era magica secondo me. Noi non eravamo mai soli, ma accompagnati sempre da tutta la città, nel vero senso della parola. E' stata quindi una cavalcata assurda".

Nella vostra cavalcata, ha sicuramente contribuito tanto lo stadio 'Matusa', che vi ha dato quasi fiato, in determinate partite...

"Sicuramente sì. Ricordo che questo aspetto lo rimarcò anche Alessandro Florenzi, che disse che quando venne con la Roma a giocare al 'Matusa', il tifo di diecimila supporters del Frosinone, gli sembrò uguale a quello di cinquantamila persone all''Olimpico' di Roma. In effetti è vera questa cosa. Perchè quando poi ci ritrovammo a giocare al 'Benito Stirpe', il primo anno eravamo un pò spaesati. A livello di prospettiva, anche le distanze per andare a marcare un giocatore erano un pochino diverse e bisognava quindi abituarsi  a quel tipo di campo. Questo nonostante giocammo tutto quel tempo in uno stadio come il 'Matusa', che era un campo raccolto, stretto e in cui sentivi tutto il calore della gente. E quindi ci siamo dovuti abituare da dentro il campo a queste differenze".

Danilo, dieci anni dopo che fai ...

"A distanza di dieci anni da quell'impresa, oggi lavoro con la'BSP Football Agency'. Con me c'è anche l'ex calciatore Antonio Balzano, che ha giocato a Pescara insieme a me. Con Balzano vinsi anche due campionati con la maglia del Pescara. Lavoriamo quindi come scout, ma diciamo che siamo dei procuratori a tutti gli effetti. Col calcio giocato ho chiuso definitivamente e anche un pò prima degli altri, perchè non sentivo più dentro di me quel 'fuoco' che per me era la cosa più importante quando scendevo in campo. E quindi mi è sembrato giusto smettere. Ho deciso dunque di intraprendere quest'altro tipo di percorso e di carriera. Non lavoro per una singola squadra. E questa cosa mi fa sentire un pò al di fuori, anche se comunque continuo a seguire il calcio. Questo per me è un aspetto importantissimo, perchè questo sport fa parte del mio percorso di vita..."

E quando puoi, un pezzettino del tuo tempo vieni a trascorrerlo a Frosinone....

"Io nella stagione scorsa sono venuto ogni quindici giorni a Frosinone, per seguire le giovanili. Sono stato quindi spesso a Frosinone..."