Gioco, collettivo e identità: Frosinone, sei uno spettacolo. Il focus
Quando, tra gli addetti ai lavori, le osservazioni sostengono con convinzione: “Questo Frosinone è impressionante”, ci viene voglia di stuzzicare un po’ la nostra curiosità. Di tornare indietro negli anni e comparare così tanta bellezza alle squadre giallazzurre del passato, con un interrogativo di fondo: è questo il gruppo più forte di sempre? Difficile dirlo con totalità, ma il senso di avvicinamento a tale pensiero è alto. Ieri, sul rettangolo verde del “Benito Stirpe” contro il Venezia, è andata in scena un’altra maestosa esibizione. Il risultato, un 3-0 rotondo, strameritato ed inequivocabile, è nulla rispetto al modo con cui i ciociari lo hanno conseguito.
QUALITÀ - Personalità: gli uomini di Grosso sono diventati subito padroni del campo, imponendo la propria legge su un’avversaria temibile. Un eloquente 52% di possesso palla dimostra il dominio delle operazioni, affiancato da altri aspetti di enorme rilevanza. Come, ad esempio, l’identità di gioco: sincronismi perfetti, sicurezza nell’uscita palla al piede, un’infinità di triangoli stretti cuciti a centrocampo per creare superiorità numerica, rotazioni continue fra le linee per creare limpide linee di passaggio. E ancora, collettivo: non solo gli splendidi Mulattieri (giunto in doppia cifra a 10 gol, ndr) e Caso, i quali hanno segnato ancora e gocciolano reti come fossero rubinetti guasti. In un pomeriggio in cui in mediana mancava il fondamentale Mazzitelli, hanno brillato altri: da Boloca, padrone assoluto delle geometrie, all'onnipresente Rohdén, fino a Gelli, lieta sorpresa per pulizia, equilibrio e continuità. Ma anche Oyono, passando in difesa: partito piano e poi inarrestabile sulla corsia di destra.
SERENITÀ - Un’altra cifra di questo Frosinone è sicuramente la serenità. Lucioni e compagni hanno fatto sembrare piccolo un team rivale che, in realtà, dispone di ottimi valori tecnici. Tutto ciò grazie ad un atteggiamento ben definito, teso a non farsi mai trascinare nelle sabbie mobili del gioco sporco. Al contrario, hanno tirato dritto con fare glaciale, forti e consapevoli delle proprie conoscenze. A differenza di quanto accaduto a Ferrara nel turno precedente, dove l’elmetto ha preso il sopravvento sul resto. Al cospetto dei lagunari, invece, il dominio è stato totale. E la cosa che stupisce è che in questo gruppo non c’è chi regge il leggio e chi suona. Tutti gli artisti di Grosso contribuiscono allo spettacolo, divenendo parte attiva di una sinfonia incantevole. Chiaramente, quando le giocate dei singoli conquistano la scena, l’esaltazione spazza via ogni altro elemento. Le accelerazioni palla al piede di Caso ne sono l’esempio lampante: pura classe al servizio di un Leone ormai lanciatissimo verso la Serie A.
BARI NEL MIRINO - A 10 giornate dalla fine del campionato, 12 punti di vantaggio sul Bari (prossima avversaria sabato al “San Nicola”) sono un rassicurante margine. Naturalmente, nelle analisi manca il risultato del Genoa che giocherà questa sera in casa contro il Cosenza, ma in riferimento al Frosinone poco cambia. I ciociari stanno facendo un percorso a parte, imperando ovunque e con chiunque. «Non serve guardare oltre. Mancano 10 partite, vuol dire che dobbiamo affrontare 10 squadre. E che se le vai a pescare anche a caso sappiamo che il livello di difficoltà è altissimo. Lo sport va affrontato bene, noi cercheremo di preparare al meglio la prossima come abbiamo fatto finora e come faremo anche dopo», ha affermato Fabio Grosso nel post gara. Responsabilità e piedi ben ancorati a terra per continuare a scrivere la storia.