Verso Mantova-Frosinone: la storia dello stadio Martelli
Lo stadio Danilo Martelli affonda le proprie radici nel lontano 1930, anno in cui l’ingegnere Aldo Badalotti prese in mano il progetto esecutivo volto a realizzare un impianto polivalente, capace di ospitare il velodromo, il campo da calcio e la pista di atletica. Inaugurato ufficialmente nel 1949, fu dapprima intitolato a Benito Mussolini, quindi a Settimo Leoni e poi a John. R. Nation, soldato statunitense caduto a Mantova durante il secondo conflitto mondiale.
Dopo la tragedia di Superga, lo stadio prese la denominazione attuale, con la definitiva intitolazione al virgiliano Danilo Martelli – originario del piccolo paese di Castellucchio – e militante negli anni ’40 tra le fila del ‘Grande Torino’ allenato da Egri Erbstein.
La capienza dello stadio passò da 15.000 a 21.000 posti nel corso degli anni ’60, decennio d’oro dell’Ozo Mantova che in quel periodo danzava sul palcoscenico della Serie A, impegnato a scrivere una delle pagine più gloriose della propria storia ultracentenaria.
I successivi lavori di ristrutturazione hanno modificato più volte, nel corso degli anni, la capienza dello stadio. Di questi interventi, il più significativo è sicuramente quello risalente al 2005, anno in cui il Mantova tornò in Serie B forte di una ‘Curva Te’ tutta nuova e completamente rivisitata, ancora oggi punto di riferimento e ‘casa’ del tifo biancorosso.