AMARCORD: Omar Roma, il difensore che aveva paura di volare
Il luogo comune dipinge i giocatori come ragazzi dall’aspetto fisico curato, con macchine da favola. Vi racconteremo di un calciatore che ha fatto, a modo suo, la storia del Frosinone e che del prototipo del “calciatore-modello” ha davvero poco. Capelli lunghi, barba incolta, amante delle Harley Davidson, a spasso per Frosinone non lo si vedeva con la Mercedes o con la Porsche, ma con la Peugeot 206 rossa targata Trieste, la “sua” 206, lui che non sopportava l’aereo, lui le trasferte le faceva in treno, lui, Omar Roma.
GLI INIZI – Già dal nome si capisce subito che non è una persona qualunque: per gli amanti dei giochi di parole salta subito all’occhio che il nome è l’anagramma del suo cognome. Omar muove i primi passi della carriera calcistica in una piccola squadra di provincia, il Centro del Mobile, militante nei campionati regionali friulani. A sedici anni Roma colleziona le prime presenze con i più grandi, per diventare titolare nella stagione 92-93, con la squadra di Brugnera, centro operaio al confine tra Friuli e Veneto. Il ragazzo si farà, viene osservato dal Sandonà che l’anno successivo lo tessera e lo mette a disposizione del tecnico Ezio Glerean, amante nell’insolito 4-2-4. La prima stagione, girone D di serie D, Roma colleziona 19 presenze contribuendo alla promozione in C2. L’anno dopo il capelluto centrocampista trevigiano a causa di problemi fisici non scende mai in campo. Nel 1995, ancora falcidiato da infortuni, Roma scende in campo solo 13 volte. Si pensa di mandarlo di nuovo in serie D, Roma è sempre con le valigie in mano, prima a Salgareda, a neanche 10 chilometri da casa, poi ancora a due passi da casa, stavolta a Pieve di Soligo, con la Pievigina, infine a Castelfranco Veneto, sempre nel trevigiano, con il Giorgione. Con i rosso stellati Roma, che ormai ha 23 anni, disputa uno dei migliori campionati, giocando 27 partite e siglando una rete.
TRA I PROFESSIONISTI – A Castelfranco Veneto viene notato dagli osservatori della Reggiana e l’anno dopo lascia la sua terra per spostarsi a Reggio Emilia. Un salto importante per Roma, che dai piccoli e polverosi stadi di provincia si trova a giocare al Giglio. Per lui solo ritagli di partite, la dirigenza granata non crede molto nel “capellone di Oderzo” e a gennaio di nuovo valigie in mano per raggiungere Trieste. Gli alabardati sono tra le nobili decadute del calcio italiano e nel 1999 si trovano in C2, Roma con le sue dieci presenze aiuta i compagni a conquistare la C1. Qualcosa si rompe, però, e nel marzo 2000 Roma viene aggredito da dei tifosi dell’Unione, al termine di un Triestina-Rimini di C2. Qualche schiaffo, niente più, tanto basta per capire che è ora di cambiare aria. La Triestina riesce a cederlo in prestito nel novembre 2001 al Castel San Pietro, diciotto presenze, prima del ritorno in terra giuliana. Nessuno cerca quel capellone, che a Trieste ricorderanno soprattutto per il suo amore per le Harley Davidson, finché spunta il Frosinone.
BENVENUTO AL SUD - Settembre 2001. Il Frosinone è di nuovo tra i “pro”, qualche passo falso dei canarini obbliga al patron Navarra di tornare sul mercato e ecco che spunta il nome di un certo Omar Roma, veneto, di professione jolly. Difesa o centrocampo, indifferente. Il matrimonio s’ha da fare ed ecco che per i primi di ottobre Roma veste la casacca giallazzurra. L’esordio è da dimenticare. A Fasano i giallazzurri escono sconfitti, ma Roma non demerita. Riesce nell’impresa di scardinare il duo di difesa Bocchino-Fruguglietti, titolare nella cavalcata di serie D e partita dopo partita Roma conquista le chiavi della difesa, diventa titolare e l’anno successivo il nuovo tecnico Bitetto gli affida la fascia di capitano. Roma sfoggia delle prestazioni super in precampionato, risultando il migliore in campo nell’amichevole vinta contro il Lecce di Delio Rossi, di Chevanton e Vucinic, Tonetto e Ledesma. In campionato parte molto bene, segnando l’unico gol, inutile, arrivato di testa allo scadere di Gela-Frosinone, 2-1 per i siciliani. In Sicilia, dove Omar era arrivato in treno dopo un’odissea di 14 ore, perché aveva paura di volare. Il Frosinone zoppica, Roma è sempre tra i migliori, finché qualcosa non va storto. Con i compagni, qualche parola di troppo, qualche problema etico, “palle”, come si usa dire. Fatto sta che volontariamente si autosospende, viene messo fuori squadra. Si allena a parte, partecipa alle partite della Berretti allenata da Fabrizio Perrotti. Roma viene reintegrato all’indomani di Frosinone-Latina, dopo le otto squalifiche rimediate dai canarini. Insieme a tutte seconde linee per poco non riescono a espugnare Acireale; i granata passano con molta difficoltà, Roma conclude il campionato, non più da capitano, ma da separato in casa. Inevitabilmente le strade tra Roma e il Frosinone Calcio si interrompono, anche se le strade tra Omar Roma e Frosinone rimangono comunque molto aperte. Non era un caso trovare il “capellone veneto” a vedere il Frosinone di Arrigoni, a farsi un altro, l’ennesimo tatuaggio a Frosinone Alta o anche semplicemente a bere una birra in qualche bar del capoluogo.
IL PERSONAGGIO - Questo era l’Omar Roma sul terreno di gioco. Fuori lo stadio era l’antitesi del calciatore. Mentre tutti cercavano di sfoggiare la macchina più potente, più grande, semplicemente più costosa. Lui arrivava con la sua Peugeot 206, con Jasmina, il suo labrador e con il suo accento da uomo del nord, l’unico in una squadra dove era più frequente sentire dialetti napoletani o pugliesi che torinesi o lombardi. Non era difficile neanche trovarlo all’agenzia di scommesse; Omar è un esperto di cavalli, conosceva tutto del mondo delle competizioni equine. Roma si innamora sì tanto della terra ciociara che negli anni successivi fa la spola tra compagini di eccellenza laziale e emiliana. Finchè nel 2004 va alla Giacomense, eccellenza emiliana.
NUOVA SCOMMESSA - La Giacomense, frazione del piccolo paese di Masi Torello, neanche 2000 anime nel ferrarese. Da lì riparte una nuova scommessa. Roma riceve la fascia di capitano e al primo tentativo con i compagni vince la Coppa di categoria. L’anno successivo è l’ora di compiere il salto verso la serie D e i grigio rossi ci riescono, trascinati da questo capellone veneto, tornato vicino casa. Al primo anno di serie D subito i play-off, l’anno seguente arriva la storica promozione in C2, una favola simile a Chievo, Castel di Sangro e, perché no, anche un po’ al Frosinone. Roma comincia con i grigio rossi, a gennaio vuole tornare vicino Frosinone e lo ritroviamo vicino Roma, sempre campionato di Eccellenza. Nel Lazio dura poco e torna nuovamente a Masi Torello. Lì lo aspettano a braccia aperte, è lui il giocatore simbolo, il capitano. Conquista la C2, ma non vuole intraprendere questa nuova avventura tra i professionisti. Lui già c’è stato, il calcio è un hobby, quindi da quest’anno ecco la nuova scommessa di Omar. Lui che amava il gioco. Arriva la chiamata del San Felice, non nel litorale pontino, ma nel modenese. Non poteva scegliere altra squadra, se non una che racchiudesse nello stesso nome le due terre che ha amato, Lazio ed Emilia Romagna.
NUOVE ESPERIENZE - Omar non ha nessuna intenzione di appendere gli scarpini al chiodo, gioca più per divertimento che per altro vicino casa sua; nel 2008 è a Ravenna, seconda squadra romagnola, in Promozione, vincendo tra l’altro il campionato, nel 2009 è sempre da quelle parti, viene tesserato con la Valsanterno. L’avventura dura poco perché viene richiesto in serie D, quindi prima Jesolo, poi Montevarchi, quindi Fortis Juventus, Campodarsego e infine Santegidiese, in Abruzzo. Non resta più di una stagione in una squadra, lui cerca le motivazioni, le emozioni, come la motocicletta. Il calcio è il suo lavoro ma anche il suo più grande amore insieme alla sua Harley Davidson. Con la Harley d’estate gira tutta l’Europa, con il calcio ha girato tutta l’Italia. Perché in fondo ogni nuova squadra rappresenta l’inizio di un nuovo viaggio, di una nuova avventura. E Omar è la dimostrazione ogni nuova avventura parte dal viaggio stesso, nonostante una paura di volare. E state pur sicuri che la sua Harley a Frosinone la rivedremo presto. Sicuramente non da calciatore, ma altrettanto certamente da una persona che in Ciociaria ha lasciato il cuore.