AMARCORD: Daniele Federici, se il tuo sogno non è come lo immaginavi...
Se si andasse in una qualsiasi scuola di una qualsiasi città italiana (ma anche europea) e si chiedesse ad un qualsiasi bambino che cosa vorrebbe fare da grande, la risposta “calciatore” raggiungerebbe un risultato schiacciante, senza ripensamenti. Sicuramente se circa venti anni fa fossimo andati ad una scuola elementare di Tarquinia e avessimo preso l’alunno Federici Daniele e gli avessimo chiesto che cosa avrebbe voluto fare da grande, la risposta sarebbe stata sempre la stessa, ovvero “il calciatore!”. L’alunno Federici Daniele il suo sogno nel cassetto l’ha realizzato, ma forse non era come se lo immaginava…
GLI ESORDI – Federici nasce calcisticamente nella squadra della sua cittadina, Tarquinia. E’ un centrocampista centrale con buoni piedi e buona visione di gioco. In mezzo al campo è bravo, vuole ripercorrere le orme di suo zio, buon attaccante dell’hinterland viterbese. Ma a 16 anni gli osservatori dell’Inter vedono in lui un ragazzo che sicuramente farà più strada dello zio. L’allora responsabile del settore giovanile neroazzurro Piero Ausilio lo acquista senza indugi e viene mandato a giocare nelle giovanili dell’Inter con un esperimento: sarà difensore centrale. Al centro della difesa neroazzurra risulterà sempre tra i migliori; in squadra con lui un certo Mario Balotelli, più piccolo di qualche anno ma che già lasciava intravedere un futuro da star. Un anno di “gavetta” alla Pro Sesto e di nuovo nella Primavera neroazzurra. “L’esperienza all’Inter mi ha segnato, ti insegnano a diventare uomo” dirà poi Federici , riempiendo di elogi la struttura milanese. Non solo Balotelli in quell’Inter guidata da Beppe Baresi: ci sono anche Bolzoni, un anno al Frosinone e tanta serie A, Khrin, Siligardi, Napoli, giusto per citarne alcuni. La squadra è forte, sono i Campioni in carica, arrivano in finale ma all’ultimo atto devono soccombere alla Sampdoria solo nei minuti finali.
LA SERIE B - Nel 2008 per Federici non c’è spazio nella prima squadra dell’Inter di Mourinho, quindi bagagli pronti e si va al Grosseto, che sarà poi una delle rivelazioni del campionato di Serie B. Per Daniele tanta panchina, poi a metà campionato arrivano le prime presenze. Non male questo difensore che mantiene un vizietto, quello del gol. Al termine due reti per lui con 18 gare disputate. I biancorossi di patron Camilli (viterbese come Federici), allenati da Gustinetti finiscono il campionato al sesto posto e conquistano uno storico accesso ai play-off. Il Livorno li fa fuori, ma per Federici arriva la conferma in Maremma.
I PROBLEMI ALLA SCHIENA – Proprio a Grosseto arrivano i primi scricchiolii del sogno di Federici. Ama il calcio, ormai è il suo lavoro, ma non ama affatto tutto ciò di losco e di brutto che circonda il calcio, non ama i soldi che gravitano a questo mondo dorato, non ama i giochi di potere, non ama l'enorme business che è legato al pallone. Anche perché, in fondo, è solo uno sport... In più qualche problema alla schiena lo costringe a stare fermo ai box sistematicamente. E il fatto di essere pagato e non poter essere d’aiuto alla squadra lo logora, gli da fastidio. All’Inter è cresciuto come uomo, ed è più facile trovare un canguro in Norvegia che un suo “collega” faccia un simile ragionamento. Con il Grosseto la sua esperienza continua, in totale dal 2007 al 2012 collezionerà solamente 58 presenze, sicuramente meno di quanto i maremmani avrebbero voluto e avuto bisogno.
IN CIOCIARIA - Nel gennaio 2012 il ds Meluso lo vuole portare a Frosinone; i canarini hanno cominciato il campionato tra alti e bassi (più bassi che alti sinceramente) con mister Sabatini, che poi ha dovuto passare il timone a Eugenio Corini. Ormai Grosseto, dove Federici è stato benissimo, gli fa tornare alla mente di più i problemi alla schiena che le cose belle. Allora si prova a ricominciare da capo. La soluzione Frosinone a Daniele va bene e allora eccolo con la maglia canarina. Corini non ci pensa su due volte e lo manda subito in campo alla prima occasione utile. È Frosinone-Barletta, posticipo televisivo; il Barletta passa in vantaggio, il Frosinone va sotto, recupera con Carrus e all’ultimo respiro Federici non dimentica che ha fatto anche il centrocampista, si proietta in avanti e in scivolata mette in rete un cross rasoterra dalla sinistra. Forse i fantasmi di Grosseto sono passati, giocherà titolare per i due mesi seguenti. Poi ancora la schiena. Il mal di schiena. Non ce la fa, stringerà i denti fino a fine stagione, ma si vede che soffre.
LA DECISIONE - Con i canarini ha ancora un altro anno di contratto ma il 9 luglio 2012 chiama il presidente Stirpe, il dg Salvini e il ds Meluso e comunica loro la sua decisione: basta con il calcio. Non vuole rubare lo stipendio, non vuole che il presidente lo debba pagare e lui non possa essere al 100% al servizio dell’allenatore. Dietro questa decisione anche un disgusto verso un mondo che lui ha sempre visto con gli occhi di un bambino, ma che quando lo ha vissuto da protagonista ha visto anche i lati oscuri che da fuori non si vedono (o non si vogliono vedere). Federici saluta tutti, ringrazia tutti e si scusa con tutti. Il presidente invece saluta un uomo onesto, un uomo con una morale sempre più difficile da incontrare in questa apparente El Dorado. “Ho gravi problemi alla schiena, potrei all’improvviso bloccarmi per molti mesi. Il mondo del calcio è diventato uno schifo, io sono sempre stato leale e perciò non mi sembra giusto rubare lo stipendio”, questo è il suo commiato ad un mondo che lo ha sedotto e abbandonato.
LA RINASCITA – A Daniele non piace tutto ciò che ruota intorno al calcio, ma il calcio lo ama. Ama il calcio di periferia, quello delle partite della domenica mattina, quello delle trasferte con gli amici che finiscono sempre davanti ad una birra. Il richiamo del campo è troppo forte. E allora nella stessa estate accetta di fare qualche allenamento con la Castrense, squadra della Promozione viterbese. I ritmi sono completamente diversi, ci si allena di sera, dopo una giornata di lavoro. La schiena va meglio, l’intensità è sicuramente minore. E allora Daniele accetta di scendere in campo. Neanche a dirlo, fascia da capitano e posizione alla Pirlo, davanti la difesa. Campionato vinto con un turno di anticipo, si va in Eccellenza. La sua squadra si fonde con la Viterbese di patron Camilli, sua vecchia conoscenza, si riparte con lo stesso spirito in Eccellenza. La classe, nonostante i problemi alla schiena, non va via e Federici diventa il trascinatore della nuova Viterbese. Sei gol in 26 partite, serie D conquistata con ben quattro turni di anticipo. Forse Federici tornerà da avversario a Frosinone e a Grosseto; qualora succedesse sicuramente troverà il presidente Stirpe pronto a salutare un uomo onesto. Un uomo vero.