Nostalgia 2014 - D. Ciofani: "Frosinone? Ci sentivamo persone normali che giocavano a calcio"
Dani noi stiamo ripercorrendo la stagione 2013-2014 che poi è la stagione che ha dato il via al grande ciclo del Frosinone. Così a primo impatto, un flash, la prima foto che ti viene in mente di quell'anno?
“Il gol di Frara, perché Frosinone – Lecce, finale play-off, è stata la madre di tutte le partite, la madre di tutto quello che è stato il percorso del mio Frosinone insomma. Quel Frosinone è figlio di quella partita e di quella stagione. Diciamo è stata l'emblema della stagione, una stagione lottata, sofferta, delicata, che sembrava che avessimo perso tutto a Perugia invece poi ai supplementari è arrivato il gol di Frara e poi anche quello di Viola che nessuno ricorda.”
Anche perché poi dicevamo anche con i tuoi ex compagni il fischio finale di quella partita forse non c'è mai stato, cioè ha fatto gol di Viola invasione ed è finita lì.
“C'è stato un urlo al gol di Viola che sicuramente a messa a tacere quel fischio.”
Senti Daniel che poi tu sei il colpo ad effetto della società del presidente Stirpe che risveglia una piazza non dico depressa ma messa un po' così. Perché il Frosinone arrivava da stagioni complicate tra la retrocessione. I primi due anni in Serie C dove neanche play-off era riuscito a fare. Poi arriva Daniel Ciofani ed è il colpo che fa capire “cavolo quest'anno ci proviamo veramente, la società sta facendo qualcosa di importante. Come arrivi tu a Frosinone?
“Io arrivo grazie a Marco Giannitti, direttore sportivo. Marco Giannitti mi conosceva perché mi aveva avuto a Celano. Diciamo che io ho terminato la stagione a Perugia e lui mi ha chiamato dopo due giorni e ha detto: “vieniti a prendere un caffè con me. Lui è sposato a Celano. Io sono di cerchio che sono 8 km. E quindi sono andato da lui e mi aveva prospettato questa idea e io non sapevo bene, non conoscevo il presidente Stirpe, non conoscevo la piazza, cioè conoscevo Frosinone, un po' la piazza, ma non sapevo niente. E sinceramente all'inizio sono rimasto un attimo sbigottito. Ho finito da due giorni, ancora non mi riprendo dalla batosta dei playoff, una grande delusione in semifinale play off. E quindi diciamo che non ero convinto effettivamente e soprattutto speravo, visto che ero di proprietà del Parma, di tornare in serie B, perché comunque la mia stagione era stata positiva, ero stato capocannoniere e non capivo il perché io non potessi fare la serie B. Però poi è scattato in me qualcosa, ho guardato il direttore e abbiamo parlato e ho capito probabilmente che per tornare a mettere quello che era il cognome dietro la maglietta, perché allora in Serie C dovevo vincere il campionato e ho scelto. E sono partito con l'idea di vincere il campionato. Andiamo in ritiro a Norcia e…”
Daniel lì inizia a prendere forma quel gruppo che poi ha fatto praticamente la storia. Ti chiedo, il segreto di quel gruppo, ma soprattutto, tu sei esperto, le stagioni, quelle magiche, dove c'è un’alchimia determinata, cioè ci sono quelle stagioni dove appunto uno le riconosce, il problema è proseguire, dare continuità e quel gruppo è riuscito in questo, cioè dare continuità. Poi è cambiato qualcosa, però quel gruppo è durato, credo cinque sei anni. Ecco come ha fatto a durare così tanto?
“Perché siamo diventati amici, eravamo delle brave persone, i calciatori vengono visti in maniera a volte anche eccessivamente superficiale, sbagliata, noi di gente con uno spessore morale alto ne avevamo tanti. Eravamo in tanti, poi comunque padri di famiglia e che non sono cose banali poi giocatori che magari potevano essere anche affidabili. Ecco noi eravamo giocatori affidabili, Matteo, Crivello Frara poi Sammarco negli anni cioè sono giocatori veramente affidabili e poi giocatori bravi che si sono trovati in un momento di maturazione personale tutti nello stesso posto. E la grandezza della società, del presidente, del direttore, è stata quella di tenere quel gruppo, perché, mi ricordo un aneddoto dopo la promozione in Serie B. Prima della prima giornata di campionato. Il direttore Giannitti mi guarda e mi fa: “Siamo più forti del tuo Gubbio?” E io ho detto: “molto più forti, non c'è proprio paragone.” Che poi è stata un'annata ancora se vogliamo più bella perché inaspettata quella della promozione in Serie A e quindi questo è stato il segreto.”
Tecnicamente invece? Cioè tu dici io vengo per vincere il campionato ma era possibile vincere il campionato oppure hai detto insomma è complicato? Poi c’erano Ascoli, Salernitana, c'erano tante squadre attrezzate poi L'Aquila che è arrivata anche ai playoff.
“Era complicato. Però si è costruita piano piano questa forza perché comunque all'inizio abbiamo anche faticato. Per trovare anche il mister trovare la quadra trovare l'assetto tattico giusto. Siamo partiti con il 4-3-3. Poi una delle cose che nella chiacchierata con Giannitti ho fatto per vincere la serie C servono due cinghiali là davanti e mettere cross in uno stadio come il Matusa che sposava alla perfezione queste caratteristiche e mettere i cross in area. Perché l'anno prima aveva vinto l'Avellino di Biancolino e Castaldi e quindi servono giocatori proprio fisici e quindi le due punte secondo me erano importanti e infatti con Davis Curiale.”
E poi per qualche settimana non fai gol, non sei incisivo sotto porta. Ecco come vivi come vive l'attaccante quel momento quell'astinenza Passami il termine. Te lo chiedo, perché tu ne hai avuti pochi in carriera di questi momenti però ecco come si gestisce?
“Come si gestisce cioè. Io ho vissuto male questo non fare gol. L'ho vissuta male effettivamente male perché poi cominci a perdere in sicurezza anche nelle giocate che poi servono alla squadra. Poi ho fatto un gol con il Pontedera alla nona se non sbaglio; quindi, era stato sette/otto giornate senza segnare e poi una tripletta a Prato. Ecco è lì quella è la svolta mia personale, soprattutto perché per un attaccante è importante far gol. Non importa come anche su calcio di rigore e noi in quelle partite avemmo un rigore che aveva segnato tirato il capitano Frara e io per educazione anche per rispetto non mi ero permesso di chiedere quel pallone perché lui l'ha segnato e abbiamo vinto anche la partita con la Paganese. Però dentro di me dicevo cavolo forse ne ho più bisogno io. E poi a Prato perdevamo 2-0 con un gesto, un cenno di intesa non c'è stato bisogno, cioè Frara da gran capitano quale è, mi ha ceduto quel pallone e secondo me quello è stata la mia svolta e poi ho fatto 3 gol in sei minuti tre gol e lì mi sono sbloccato e poi sono tornato ad essere l'attaccante che il Frosinone aveva preso.”
E senti Daniel Prato è un po' la svolta per tutta la squadra perché al primo tempo siamo sotto 2-0, partita orrenda nel primo tempo, diluvio universale, facciamo praticamente un tiro in porta. Siamo messi in costante difficoltà dal Prato. Che succede perché poi rientriamo sei minuti. Boom Boom Boom tre gol. In quei momenti che succede nello spogliatoio? Si litiga, si parla, si mantiene la calma?
“Il mister è uno che manteneva la calma e torniamo a giocare che se ne facciamo uno ne possiamo far due. Poi la partita è lunga e poi è arrivato l'episodio. Però la partita forse svolta potrebbe essere stata quella con il Gubbio in casa. In 9. Abbiamo fatto il secondo gol in casa in 9. Il mister ha lasciato me e Curiale davanti in 9. Perché io comunque correvo tantissimo perché Davis dava la profondità, perché Paganini correva per 6. Erano giocatori predisposti al sacrificio e questa è una componente che oggi pian piano sta svanendo nella società. Quindi nei nostri figli nei ragazzi c'è poca voglia di soffrire.”
Daniel, siamo forti vinciamo, andiamo forte però perdiamo qualche partita qualche punto poi decisivo nella corsa al primo posto. Barletta e Pontedera. Ancora c'è sempre una Barletta e un Pontedera. Per superficialità per non lo so squadra poco esperta. Perché perdiamo a Barletta che è una squadra morta. A Pontedera partita stranissima la perdiamo. Perché prendiamo quei punti?
“Non lo so, non so fa parte del calcio. Sono cose che mi sono capitate in carriera sempre. Sempre e comunque. Quindi si possono dare tante spiegazioni. Eh, la cattiveria e l'allenatore. Sono tanti modi, è così. Deve andare così. Era tutto scritto oserei dire questo che era tutto scritto.”
Invece a Perugia che succede. Allora ad ognuno di voi noi abbiamo associato una singola partita. A te, visto che a te vogliamo particolarmente bene, abbiamo associato una partita che è una sconfitta Perugia - Frosinone. 4 maggio 2014 sembra la fine dei sogni del Frosinone perché perdiamo la partita non saliamo in serie B. Dobbiamo ripartire, dobbiamo rifare i play-off da zero. C'è una scena che ancora oggi gira sui social una foto scattata dal settore ospiti. Ci sei tu in mezzo al campo, tu con Massimo Zappino a fine partita poi arriva Matteo e arriva anche Mangiapelo. Ti prendi credo tanti insulti con gli ex tifosi anche sputi, ok anche qualcosina in più.
“Sì, sì, ho preso due spunti da un tifoso insulti e anche minacce fisiche. Nel senso io ero pronto a lottare, cioè in quel momento ho detto qui mi linciano perché resto in campo per salutare i tifosi, i nostri tifosi e quando mi sono girato ho visto tutta questa gente, una marea rossa, e sinceramente c'è stata un po' di paura in quel momento diventi l'animale che si trova alle strette. Io avrei sinceramente reagito a qualsiasi tipo di…, non avrei mai offeso per primo, ma avrei reagito c'era uno che è venuto così con i pugni alti e io ero pronto. Mi ricordo benissimo, poi fortunatamente c'erano Matteo, Zappino, c'era Mangiapelo e poi è venuta la Digos che mi ha scortato fino alla fine.”
Quel gesto ancora oggi è particolarmente apprezzato a Frosinone, cioè nel senso tu sei rimasto lì. Nonostante la sconfitta ci hai messo la faccia fino alla fine. Che succede a Perugia Daniel, soprattutto nel post-partita, perché lì devi resettare azzerare.
“Io sono rientrato ed ero fuori di me, perché comunque avevo questa tensione adrenalinica accumulata dalla reazione ancestrale lotta o fuggi. E io ero pronto a lottare. Quindi ero pronto ed ero carico e ho avuto una sfuriata con una porta dello spogliatoio, era diventato, mi ricordo, Matteo mi ha detto sei diventato grande grande, cioè proprio Hulk. E poi sono stati due giorni brutti. Ho ricevuto tanti di quegli insulti perché io comunque poi ho insultato i tifosi per difendermi uscendo dal campo e ho ricevuto tantissimi insulti sui social privati. Però lì poi mi è scesa una calma. E mi sono concentrato su quello che era l'obiettivo che era sempre lì a portata.”
Ci credeva la squadra Daniel?
“Ma quel giorno bisogna che passasse la nottata. È una cosa che ho detto anche in un Frosinone Foggia. La nottata deve passare sempre perché non puoi crederci in quel momento. Puoi essere arrabbiato, deluso, triste, ti viene da piangere però poi noi avevamo una forza che poi nei playoff è stata mostrata a tutte le squadre che sono venute.”
Daniel dopo Lecce inizia l'altra cavalcata quella che ci porta addirittura in Serie A. Il campionato di serie B sembra quasi una cosa semplice da raccontare perché tutto fila liscio. Vi sentivate imbattibili quella stagione, cioè lì, vi ha reso quasi fortissimi?
“Ma noi siamo partiti bene. Poi c'è stato il derby. È stata una bellissima festa, poi è arrivato gennaio un momento di difficoltà gennaio febbraio abbiamo avuto difficoltà. Abbiamo perso le partite anche in maniera brutta a livello di numeri, cioè abbiamo perso 4 a 0 a Bari 3-0 ad Avellino. Eppure, noi l’altro giorno mi vedevo uno dei servizi consapevoli del fatto che siamo superiori a molte squadre è stato un estrapolato della mia intervista. Noi ci sentivamo forti, poi c'è stato il momento in cui tanto in serie B la continuità e la parola d'ordine. E poi nel momento giusto devi sferrare l'attacco e noi abbiamo fatto in un periodo sei vittorie e un pareggio anche in maniera fortunata, anche facendo un turnover di nove giocatori. Mi ricordo a Terni, però c'era questa convinzione c'era il mister che era convinto e te lo comunicava e te lo faceva percepire aveva questa grande capacità di gestione che è stata l'arma vincente.”
Il derby Daniel perché tu fai gol vinci il campionato. Però sai che fare due gol a Latina. Diventi un santo a Frosinone. Che ricordi hai di quel pomeriggio? Tra l'altro la tua esultanza dopo il primo gol che tiri la sventola sotto la traversa iconica. L'urlo di rabbia di Daniel.
“Venivo da un periodo che io avevo fatto bene. Le prime giornate ho fatto tre gol nelle prime 6 quindi buona media e poi per qualche partita non ho segnato. E ho anche pensato che abbia sbagliato un’occasione su una respinta per fare la tripletta, ho tirato alto. E quindi c'è sempre quel piccolo rimpianto. Vabbè, ho sempre pensato di poter fare sempre qualcosa di meglio. Poi negli anni ho imparato a godermi anche le piccole vittorie ecco, soddisfazioni personali quindi. Però ho il bellissimo ricordo del rientro al Matusa.”
In quella stagione dopo la stagione di Lega Pro giocata benissimo accanto a Davis Curiale ritrovi Federico Dionisi. E nasce questo legame. In campo straordinario, anche perché caratterialmente forse eravate diversi, anche però in campo eravate quasi gemelli.
“Sì, spesso penso che con Federico sia difficile giocare. Cioè con lui, nel senso che è un ragazzo particolare in campo, fuori è totalmente un'altra persona. Però io ho questo modo di fare che si sposava bene con il suo, a volte lo tranquillizzavo, a volte… però ci esaltavamo. Ci capivamo con nulla, cioè quella chimica che ti capita poche volte nella vita, naturale, così un po' anche le caratteristiche. Sì, io sono, mi sono sempre adattato bene a qualsiasi tipo di compagno abbastanza insomma. Ecco, posso giocare con un’altra prima punta perché tu venivi incontro. Posso far tutto anche giocare con Curiale che eravamo due prime punte con caratteristiche diverse. Quindi ritengo la mia più grande qualità quella dell'intelligenza calcistica. E con Dionisi si sposava perfettamente proprio anche quello che potevo far meglio come attaccante e quello che lui poteva far meglio come attaccante, quindi eravamo proprio. Ricordo un gol con lo Spezia nell'anno di Marino. Abbiamo fatto tre uno due di cui uno di tacco. Lui ha vinto il contrasto fatto gol e poi ho fatto gol io di testa.
Abbiamo vinto 2-0, venivamo da un periodo. Ma tante volte che lui senza guardare sapeva che io ero lì. E lui poi me l'ha detto anche poi dopo l'anno in Serie. Quando sono arrivati altri giocatori dice a me serve uno che sta lì, mi servi tu.”
È stato il tuo partner ideale Daniel?
“Sì, sì, assolutamente sì. Non c'era gelosia e questa è una cosa importante, io ero rigorista perché venivo dall'anno prima, però ho sempre pensato che comunque cioè ne ha attirati anche lui. Io l'ho sbagliati e lui pure li ha sbagliati cioè ho sempre pensato che donare poi ti fa tornare. Federico mi ha fatto tanti di quegli assist.
Sicuramente mi ha fatto più assist lui a me che io a lui questo è poco ma sicuro.”
Daniel la prima serie A. Nella festa con il Crotone l'invasione di campo, il pullman scoperto che gira per la città. Quel giorno sembrava sai un'allucinazione collettiva. Ti parlo da tifoso…
“Una settimana di Frosinone vestita gialloazzurro non sbagliare. La mattina di quella partita, la partita col Crotone. Io sono a casa. E io ho un libro Cristiano, che sono 365 storie di sportivi, quindi uno per ogni giorno. Quindi vado al giorno della partita il 16 maggio. E apro. E c'è questa cosa, questo forse non l'ho mai raccontato. Due fratelli io faccio così fermati un attimo. Sì, non mi ricordo i cognomi due fratelli. Ultima giornata di campionato Deportivo la Coruña se vince la Liga. Alla fine della storia la morale è che non mi ricordo. Quindi io faccio fermi tutti. Non può essere così oggi. A parte che era l'ultima in casa non era l'ultima di campionato perché poi siamo andati a Vicenza. Però è stata un'attesa. Quella partita, un'atmosfera, le trombette. La curva, tutte e due le curve piene, aperte a noi, tu che fai gol, io che faccio gol che non segnavo da un bel po' di partite perché comunque ho avuto un po' di problemi fisici anche se avevo giocato però avevo qualche problema. Faccio un gol bellissimo. È stata magia, magia.”
Tu sei sempre stato uno forte molto forte caratterialmente però dopo una vita in C e in B hai il timore di non dico di non sentirti all'altezza però cioè vai nel calcio dei grandi vai nella Serie A sempre sognata; quindi, temi magari di non farcela com'è?
“Ero curioso. Ero fondamentalmente curioso e poi avevo uno sponsor che era Roberto Stellone mi diceva: “fidati di me tu in Serie A ci puoi giocare.” A lui hanno proposto anche attaccanti sicuramente con un curriculum migliore del mio che avevano fatto la serie A nonostante poi in termini di Gol non erano insomma… la certezza di far gol in serie A. E lui ha sempre detto ok, se volete prendermi questo attaccante però vendete Ciofani perché sennò io faccio giocare Ciofani perché lui era veramente convinto delle mie qualità. Soprattutto per il modo in cui giocavamo noi, io per lui ero l'attaccante ideale, ero in uno stato di forma di maturazione psicofisica perfetto nel periodo e poi ha avuto ragione. Ho iniziato che E poi Diciamo che pian piano ho preso confidenza ho fatto l’esordio a Bergamo e sentivo anche commenti delle persone che non sembrava che potessi farla. Poi effettivamente ho finito la stagione con 9 gol nella stagione. Io con 9 gol Dionisi 9 gol, in un'annata in cui a parte Higuain 36 e sono stati Bacca, Icardi 18 gol e poi eravamo tutti lì 9, 10, 11, 12, 13. C'erano tanti attaccanti ma tra gli italiani eravamo i primi.”
Il primo gol in Serie A con il Carpi è il sogno di una vita far gol in Serie A.
“Anche se era il Carpi. Che era una neopromossa come noi ed era la prima volta che andava in Serie A. Quindi è stata vissuta come una liberazione perché dicevo ok meno male ce l'ho fatta finalmente a fare gol in Serie A però non così preferivo un avversario diverso. Poi ho fatto una doppietta al Verona davanti all'altro capitano, Luca Toni che non era uno qualunque è stato emozionante. Ma poi effettivamente la prima squadra di Serie A a cui ho fatto gol è stato il Milan. Quarto gol in campionato contro il Milan a Donnarumma, l'attuale portiere della Nazionale, è un gol che ha anche un significato particolare perché il sogno di una vita. Sotto gli occhi di papà. Il Milan. Il gol del vantaggio, era un gol importante, andiamo avanti 1-0 a fine primo tempo. Fatto anche diciamo in contropiede perché effettivamente io ho tagliato e mi sono trovato a tu per tu, ho fatto finta di attaccare sull’esterno e sono andato dritto e loro si sono aperti non so come e non so perché e io mi sono trovato da solo davanti al portiere e ho avuto anche tanto tempo per pensare.”
Tu nasci centravanti Daniel per il Milan per Marco Van Basten…
“Assolutamente sì! L'idolo proprio da bambino quando tutto sembra possibile, quindi quando tu sei bambino sono delle cose che ricordi degli odori delle frasi delle immagini. E io ho associato tutto questo a Marco van Basten quindi il numero 9 per Marco van Basten il saltello su rigore che tra l’altro io ne faccio due, poi me l'ha fatto notare mio papà che ha detto Van Basten ne fa uno e prende forza tu ne fai due e ti scarichi. Ok ma io ormai ne faccio due. La mia coordinazione è quella quindi. È così e un sogno se penso poi quando si parla di ragazzi di oggi mi fa sentire vecchio e anche ottuso oggi hanno tutto i ragazzi. Io parlo spesso con Oliver che dice papà voglio vedere il cartone. Ai tempi nostri o lo vedevi alle 4 Bim Bum Bam o non si vedeva dovevi fare la pipì, la trattenevi fino a che poi non finiva la puntata. Oggi metti pausa, lo vedi anche se sei in macchina dal telefono. Voglio vedere, voglio vedere? Cioè non ci sono più desideri, cioè desideri che puoi aspettare, quindi sperare, aprire le figurine o Dio che bello. Noi abbiamo l’album già completo no? Quindi l’attesa della scoperta non c’è. Ci sono magari altre cose però non hanno pazienza, io ho avuto tantissima pazienza, tantissima bravura tantissima fortuna anche di trovarmi in un contesto come Frosinone, che una volta vinto il campionato non mi hanno mandato via, un po' perché credevano in me, un po' perché avevo un allenatore che credeva in me e quindi è importante avere quello, un po' perché Frosinone era una neopromossa. E non era il Genova che ritornava dalla Serie B, come è successo faccio un esempio di Coda, che ha vinto il campionato. Hanno comprato Retegui e Coda puoi andar via. Invece il Frosinone ha fatto il passo lungo quanto la gamba per poi garantirsi uno stadio. Non aveva senso magari spendere tantissimi soldi per un giocatore che non ti dava la certezza di salvarti, e quindi hanno tenuto me e che è stato un bene per me personalmente è stato un bene. Tant'è che poi ogni volta che mi ripresento in Serie A perché poi mi è ricapitato nonostante l'infortunio con Longo, insomma la seconda volta, il fantacalcio e l'anno scorso con la Cremonese 8 gol giocando meno minuti. Mi son costruito anche una carriera in Serie A. Io ho 101, presenze, 22 gol e qualche assist, cioè che non sono male calcolando le realtà in cui ho giocato. Non ho giocato in squadre come la Fiorentina piuttosto che… Erano tutte squadre che lottavano per non retrocedere. E comunque ci sono attaccanti che segnano meno.”
Daniel la stagione della Serie A, la prima. C'è il rimpianto che veramente si poteva fare. Si poteva raggiungere quella salvezza perché siamo andati veramente a tanto così?
“Siamo andati a tanto così, più che altro uno perché non c'era ancora la VAR e tanti episodi ci hanno penalizzato. Due perché siamo cresciuti piano piano, quindi all'inizio eravamo inadeguati poi piano piano dici però ci stanno, un momento eravamo anche quasi salvi negli scontri. E quindi c’è un po' di rimpianti di non essere arrivati. Perché la difficoltà del campionato di Serie A è il mercato. E quindi tu puoi comprare dei giocatori bravi forti che però si devono integrare bene con il gruppo che c’è. Spesso ci si riesce a volte non ci si riesce. Si rischia di spostare degli equilibri che comunque ci devono essere. Però noi abbiamo fatto, abbiamo fatto tanto. Abbiamo fatto 31 punti che l'anno scorso hanno fatto i playout più o meno; quindi, cioè alcune stagioni a 30 rischiavi di salvarti. C'è un po' di rammarico.”
Daniel poi arriva Marino il primo ciclo diciamo che finisce. C'è una bella stagione del Frosinone, una grande stagione. Non andiamo in A per un gol, se non sbaglio la doppia sfida con il Verona.
“Sì e per una regola che poi è stata cambiata proprio per noi fondamentalmente, la regola dei 10 punti di distacco. Abbiamo rischiato di, per la prima volta da Juve Napoli, e post-calciopoli si rischiava di non fare play off e quello sarebbe stato anche un problema economico e quindi hanno cambiato questa regola. Hanno cambiato questa regola e hanno spostato la differenza tra la terza e la quarta di 15 punti che è impossibile, quasi impossibile. Quindi si devono fare i playoff.”
Purtroppo, facciamo i play off e si gioca Frosinone Carpi. A proposito di rimpianti è un'altra cosa illogica del calcio.
“È una cosa illogica. Eravamo molto più forti. Eravamo una squadra… Però in quella partita è successo tutto quello che, la legge di Murphy, se c’era qualcosa poteva andare storto, è andato storto, quella stagione. Abbiamo preso tanti gol alla fine, anche lì, se ci fosse stata la VAR probabilmente avrebbero annullato diversi gol, tra cui quello di Ceravolo a Benevento quello contro il l'Ascoli di Favilli però magari ne abbiamo usufruiti anche noi di tante situazioni quindi nel complesso uno si ricorda quello che va a suo vantaggio ormai quello che insomma si ricorda i torti, non si ricorda le cose che vanno a proprio vantaggio. Però è stata una stagione veramente finita in malo modo.”
Sì e poi inizia una nuova era dal Matusa passiamo allo Stirpe. Il Frosinone cambia stadio volta pagina arriva Moreno Longo. Ti diverti credo quella stagione perché con Camillo Ciano e Federico Dionisi. Insomma…
“Si è un tridente fantastico. Frosinone tecnicamente forse più forte. Avevamo tanti giocatori forti nel pieno della maturità calcistica anche esperti. Purtroppo, un infortunio perché altrimenti eravamo primi. Sì, secondo me senza il mio infortunio, ma senza nulla togliere agli altri, ma proprio per il nostro modo di giocare stavo facendo bene 13 gol fino ad allora, è lì…”
L'infortunio Daniel infortunio a 33 anni. Operazione, è il primo della tua carriera. È stato un momento pesante…
“Io mi ricordo che è sceso il presidente e ha fatto entrare anche Raffaella e io piangendo dissi: “non ce la facciamo a vincere il campionato.” Mi sono rotto, ho avuto questo momento di sconforto grande perché comunque ero un giocatore importante. Ho sentito subito che era grave. Purtroppo, è stato anche molto particolare perché la rottura del tendine del bicipite soprattutto nella parte prossimale è grave. Infatti, ci ho messo un anno abbondante a riprendere la mia corsa fluida.”
Pensi di non farcela in quei momenti lì a 33 anni, non rientro più…
“No, in realtà no. Solo poi ti rendi conto quando poi giochi che alcune cose ancora fai fatica a farle. Però poi all'improvviso non pensi più a dover fare un colpo di tacco, non ci pensi più e quindi tutto come prima.”
Allora adesso qui siamo nel tuo centro di padel, quindi hai iniziato anche un'attività imprenditoriale.
“Sì qui a Cremona con altri nuovi soci e una cosa che unisce sempre lo sport all'imprenditoria insomma.”
Daniel torni in Serie A dopo l’infortunio e contro l’Empoli diventi il miglior marcatore di sempre della storia del Frosinone. Quanto orgoglio c'è?
“Tanto tanto perché innanzitutto torno a fare gol in Serie A, due. Percepivo proprio che la squadra aveva bisogno di me nonostante zoppicassi. Ogni volta che riguardo quei gol ripenso alla fatica che faceva correre. Però beh è stato un obiettivo quello di diventare il miglior marcatore della storia del Frosinone e farlo poi in casa in quello stadio. È stato molto bello, poi farlo in Serie A è stato come mettere un timbro, suggellare un record fatto nelle categorie importanti.
77 sono no? Me lo fai un podio? I primi tre. I tre che non dimenticherò mai.
"Crotone, maggio 2015 Frosinone – Crotone.
Frosinone – Lecce, quando ha segnato anche Matteo, quello al volo su cross di Paganini.
Come emozione, contro il Lecce mi son sentito forte. Ok sono l’attaccante più forte.
Quello contro il Crotone bello e provato anche in allenamento.
Però il gol della Serie A… Poi ce ne sono altri bellissimi ma per me quello col Milan. Poi ci metto anche quello con la Roma, il Pescara, con l’Entella, quello con il Chievo su cross di Matteo.”
Io ti disegno una piramide sono le 10 partite iconiche di Ciofani che tu conosci. Io ti dico la partita e tu me la posizioni.
“Prato – Frosinone 3-3 (quarta)
Frosinone – Lecce 2-1 (seconda)
Frosinone – Lecce 3-1 finale play off (primo posto)
Latina – Frosinone 1-4 (terza)
Frosinone – Crotone 3-1 (seconda fascia)
Frosinone – Carpi (quarta)
Frosinone – Milan (terza)
Frosinone – Empoli (quarta)
È stata una rincorsa mia alla forma a rientrare a questo record che sembrava a portata e mi sono rotto il tendine. Sono stato sei mesi fermo, quindi, emozionalmente è stato bellissimo ma non come le altre partite.
Fiorentina - Frosinone. L'ultimo gol con la maglia del Frosinone al Franchi, insomma lo stadio niente male. Metto in quarta fascia perché non ho giocato dall'inizio comunque.
Frosinone- Parma. Perché è il gol più…
Metto l'undicesima la posso dire? vai l'undicesima Milan - Frosinone 3 a 3 che è la prima volta che papà e mamma sono a San Siro, io capitano e Matteo in campo contemporaneamente. Mi ricordo che io e Matteo torniamo in metro. E mi fa devi rimanere a giocare in Serie A perché oggi ho visto che noi avevamo difficoltà e tu stavi la tra Alex e Romagnoli.”
Dobbiamo passare alla pagina un po' più complicata per noi e anche per me. Lasci Frosinone dopo la Serie A, dopo 6 stagioni. Lasci perché?
“Era finito. Sì, poi in virtù di quello che ho visto quell’anno che il Frosinone è andata in finale play-off anche arrivando ottavo. Poi vado via l’anno di Nesta che è stato un grande perché gli ho spiegato i motivi e lui li ha capiti. Inizio il ritiro ma io già avevo il sentore che per me fosse finita. Perché io volevo giocare fino a 40 anni. E credo che il presidente volesse farmi fare lo stesso percorso di Frara. Io avevo un contratto fino al 2026, e poi voleva farmi andare in società. È una cosa anche intelligente di cui io ne sarei stato grato. Però volevo giocare. Mi sentivo bene, avevo perso un anno, avevo usato l'anno di Serie A per riabilitarmi e avevo la sensazione che potessi fare ancora tanto. Tant'è che poi quando siamo tornati, sono tornato dalla Cremonese l'anno della Vittoria del campionato abbiamo perso due a uno a Frosinone. Il presidente mi ha detto: avevi ragione tu. Mi ha detto queste questa frase che mi ha fatto molto piacere. Quindi alla fine avevi ragione tu non sul fatto di andar via ma sul fatto che potessi giocare perché c’era stato anche un momento dove mi ero pentito e avevo chiamato il presidente per tornare e c’era anche la possibilità. Soprattutto per il fatto che io potessi giocare fino a tarda notte.”
Daniel nel tuo addio ha inciso l’addio di Matteo che c'era stato l'anno prima anche un po' il trattamento che aveva subito.
“Sì, un pochettino. Ma al di là di quello che comunque ha inciso, ma io poi non potevo… Cioè ho resettato nel senso che sono rimasto male perché è mio fratello, oltre che compagno, oltre che uno di quelli che ha giocato tutte le partite decisive. Però nel calcio conta l’età, contano altre cose ma te ne rendi conto poi. Io dico che è come il ferro nel cemento armato, non te ne rendi conto ma c’è. Ha inciso anche il fatto che io a gennaio dell'anno della Serie A, c'era Baroni c'era Capozucca, e hanno provato a vendermi. Poi il presidente ha detto di no. Però c'è stata la Cremonese, è arrivata una proposta. Avevo anche un accordo, cioè nel senso io avevo capito che dovevo andare, sembrava dovessi andar via. Poi mi ha chiamato il presidente ha detto non sono questi i modi i tempi di andar via per un giocatore come ci mancherebbe. E allora sono rimasto e poi ho fatto gol con la Sampdoria col Parma ho fatto gol importante da tre punti. Sì, è vero pochi ma da tre punti, calcolando che fisicamente stavo tornando. Però il fatto che si potesse fare a meno di Ciofani un pochettino mi ha fatto, cioè neanche che ci sono rimasto male, però ho percepito per la prima volta la possibilità di dire ok, magari posso non essere utile. Allora poi il presidente non mi voleva vendere assolutamente, cioè lui ha fatto di tutto per far sì che ci ripensarsi. Però io poi avevo preso quella decisione. Ne ha preso atto. Il presidente mi ha venduto a malincuore, sono sincero, lo so.”
Provo a farti tornare il sorriso raccontando con i tuoi vecchi compagni mi hanno detto che quella stagione tu hai fatto l'attaccante, il leader, il capitano di quel Frosinone. Ok il direttore sportivo, perché nel passaggio di Adriano Russo a Frosinone ci sono le tue telefonate, cioè Adriano stava andando alla Spal arrivi tu e alla fine Adriano firma per il Frosinone. E sei un conduttore televisivo…
“Ne ho parlato qui a Cremona, penso una settimana fa. Ho parlato di quella trasmissione.”
Mi ha fatto tanto piacere un pezzo di storia anche della nostra televisione. Dovrei averla da qualche parte. Non riesco a trovarla. Senti Daniel per chiudere Cremona oggi è la tua nuova casa. Oggi da 5 anni abbondanti. Cosa ti ha dato questa città? Cosa hai ritrovato in questa città?
“Amore, nonostante si pensi che al nord le persone siano meno calorose. Non è così, magari danno meno confidenza all'inizio, ma c'è lo stesso calore, quindi devi solo conquistarle. Io ho fatto tanta fatica all’inizio, soprattutto quando mi ero anche pentito della scelta, perché volevo tornare a gennaio, poi dopo è stato un bene. Ho avuto modo di conoscere la città, poi era scoppiato il covid; quindi, primi due anni sono stati molto particolari e ho imparato a conoscere le persone. Ho tantissimi amici, i bambini sono nati qui e mi vogliono bene come a Frosinone. Cioè io lo dico in maniera, cioè io ho due case. È bellissimo ancora ho tutto a Frosinone, commercialista meccanico, tutto, tante cose. Io torno a Frosinone per farle perché poi è un piacere ogni volta tanti amici a cui sono legato.”
Nostalgia del 2014?
“Sì, riguardo spesso anche quando sono giù riguardo tutti i servizi che hai fatto anche i miei gol, è stata un’annata bella, eravamo felici e non lo sapevamo. Ci allenavamo al Casaleno che oggi è lo Stirpe e poi l’anno dopo siamo andati al cinema. E si vince in tanti modi però era… Io e Matteo scendevamo da casa alle spalle della curva ospite e finita la partita risalivamo con tutti i parenti e amici che erano venuti a vedere la partita. Tutto a misura d’uomo e il rapporto con la città che noi abbiamo avuto che è rimasto sempre quello in tutte le categorie. Siamo rimasti sempre uguali, una vita normale, di persone normali che però scendevano in campo.”
Daniel, ultimissima, hai rimpianti? Rifaresti tutto?
“Rimpianti no, rifarei tutto. Oggi cambierei Carpi ma non sarebbe stata Palermo. Cioè Carpi e Foggia sono state due mazzate che hanno fatto vedere veramente quali fossero le qualità morali della squadra. Mi è dispiaciuto lasciare il Matusa con il gol di Letizia. Perché l’ultimo gol era stato il mio con la Pro Vercelli e poi un autogol sempre mio e poi segnò La Mantia. L’ultimo gol lì è stato il mio ma non è stato un gol che ci ha portato qualcosa. Ma non sarebbe stato Palermo senza Carpi e senza Foggia.”