Lione, Grosso si presenta e ringrazia Frosinone. Le sue parole...

22.09.2023 01:00 di  Stefano Martini  Twitter:    vedi letture
Fonte: Radio Fuori Campo.
Lione, Grosso si presenta e ringrazia Frosinone. Le sue parole...
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Insidefoto/Image Sport

E' stato presentato nei giorni scorsi l'ex tecnico del Frosinone Fabio Grosso. Nel corso della sua presentazione Grosso ha spesso fatto riferimento all'esperienza di Frosinone. Di seguito i passaggi relativi alla sua esperienza in Ciociaria:

"Ricevere la chiamata del presidente del Lione - ha esordito - è stato un qualcosa di grande ed importante. Sin da subito, il Lione è stata la mia prima scelta. Vorrei approfittarne, però, per ringraziare le persone che hanno condiviso con me gli ultimi due anni e mezzo, tutti coloro che nel recente passato mi hanno permesso di crescere e di arrivare a questo momento, ad ottenere questa occasione: grazie, quindi, a chi ha lavorato con me a Frosinone. Grazie, soprattutto, al presidente Maurizio Stirpe ed al direttore Guido Angelozzi: condivido con l'oro questa grande occasione"

Grosso vuole portare anche in Francia la filosofia che gli ha permesso di vincere la Serie B con il Frosinone: 

"Il collettivo è la cosa che conta più di tutte. I compagni di squadra devono giocare insieme. Alle volte riesci a fare cose buone, altre volte meno; l'importante non è fare delle cose buone, ma fare cose buone insieme: è questo che fa la differenza. Per riuscirci, devi avere le caratteristiche per dare, più che per ricevere. Ognuno di noi deve dare tutto ciò che ha: solo così, secondo me, potremo riportare in alto il nostro club".

Sulle esperienze alla Juventus e al Frosinone ed il tipo di calcio che ama trasmettere alle sue squadre:

"Ho smesso di giocare ormai da qualche anno, mi sono fermato ed ho intrapreso una nuova carriera da allenatore. Ho sempre pensato di dover fare ciò che sentivo, perché è questo che fa la differenza. Ho sentito dentro di me qualcosa di straordinario ed ho deciso di cominciare dalle giovanili della Juventus. Ho iniziato a lavorare con i giovani, poi nel tempo sono passato ai più 'grandi', ma sempre con lo stesso filo conduttore: tutto ciò che ho potuto vincere o realizzare l'ho fatto pensando che so cosa voglio, so dove voglio arrivare ed amo migliorarmi sempre. Quando scelgo un club, lo faccio perché sento che vuole la mia stessa cosa. E' ciò che ho sempre cercato nella mia carriera: desidero lavorare con persone che vogliano migliorare. Per me, non c'è qualità che non possa essere migliorata e non c'è età che tenga: l'ho sempre vista così, è sempre stata un'idea chiara per me ed ho sempre cercato di trasferirla ai miei calciatori. La cosa difficile è convincere i giocatori che possiamo fare sempre meglio. Possiamo discutere di 4-3-3, 4-2-3-1, 3-4-3... Si possono fare diverse cose, ma l'importante è guardare i calciatori negli occhi e trasmettere loro la mia determinazione e la mia passione per questo lavoro. Per me, se vuoi alzare il livello, devi essere determinato e coraggioso. A questo, poi, possiamo aggiungere la tattica, la tattica e tutto il resto. Senza le basi, però, non puoi pensare ad altro".

Nello staff del mister ci saranno anche persone che lo hanno accompagnato nell'esperienza a Frosinone: 

"Raffaele Longo sarà il mio vice. Mi seguiranno anche due preparatori fisici: Francesco Vaccariello (fino al 2028 all'Atalanta, poi a Perugia e Frosinone) e Vittorio Carello (fitness coach del Frosinone dal 2020 al 2023). Mauro Carretta (al Frosinone fino al 30 giugno 2023) sarà invece il match analyst".

Perché l'esperienza di Frosinone è stata così positiva? Come ti spieghi i successi ottenuti in Serie B?

"L'esperienza è ciò che ti fa crescere. Le esperienze possono essere positive, ma in quel caso sei talmente contento da non vedere quanto ancora puoi migliorare. Spesso si dice che le esperienze difficili sono quelle che ti fanno crescere di più. Dopo quattro anni alla Juventus, mi sono messo in gioco in Serie B, un campionato equilibrato e complesso: per vincere, devi lottare. Ho fatto delle belle esperienze, potrei raccontarvene tante... Ne ho passate di più positive e di meno positive, ma tutte le cose che ho vissuto nella mia carriera, prima da giocatore e poi da allenatore, le ho prese come cose per crescere ed andare avanti. Le persone con le quali ho avuto a che fare nei vari club per i quali sono passato conoscono come lavoro, hanno avuto modo di apprezzare le mie qualità professionali e questo è l'aspetto che più conta. Anche se i risultati non sempre sono arrivati, perché i risultati sono un mix di organizzazione, struttura, qualità e, soprattutto, di tempo. Quando ho avuto il tempo di lavorare bene, le cose sono sempre andate per il verso giusto. Ho voglia di fare, non ho fretta, sogno qualcosa di grande nel mio futuro. Ho vissuto qualcosa di incredibile in Italia, ma ora resto concentrato sul presente: lavorerò da subito per essere un allenatore migliore, per cercare di crescere e meritare l'ambiente magnifico che circonda il Lione".

Come hai reagito all'interesse del Marsiglia? Allenare in Francia, a prescindere dal club, era la tua priorità?

"Non era prioritario venire in Ligue 1. A Frosinone sono stato molto bene e ringrazio ancora le persone che hanno condiviso con me quel percorso incredibile: ci siamo salvati il primo anno, poi abbiamo cambiato tanto, pur avendo una buona squadra, e siamo arrivati quasi ai play-off; il terzo anno, infine, abbiamo dominato il campionato ed abbiamo fatto qualcosa di incredibile. Successivamente, ho deciso di fermarmi ed aspettare. Attendevo qualcosa come questa occasione, è arrivata e l'ho afferrata, ma non avevo delle priorità. A Marsiglia ci sono dirigenti che conosco, che sanno come lavoro; abbiamo discusso, hanno fatto altre scelte e gli ho augurato buona fortuna. Aspettavo qualcosa che mi desse la sensazione di essere l'opportunità giusta. Io scelgo sempre quando sento dentro di me qualcosa di positivo che mi spinge a dire di sì. In passato, ad esempio, ho preso dei grandi rischi perché mi sentivo di farlo; delle volte è andata bene, delle volte no, ma io entro sempre nelle situazioni a testa a alta e posso uscirne a testa alta, perché so di essere un grande lavoratore, un allenatore mosso da una grande passione per questo mestiere. So che posso trasmettere qualcosa di buono ai calciatori ed ho la serenità d'animo di poter dire d'aver lavorato bene ovunque".

p>